Gli ultimi passetti falsi di Luca
11 Febbraio 2008
di redazione
Questa volta non gliel’hanno proprio lasciata passare. Il
giorno prima Luca Cordero di Montezemolo si è messo ad amoreggiare con Walter
Veltroni, spiegando quanto gli piaceva il programma del Partito democratico. Il
giorno dopo sul Corriere della Sera, nella sua rubrica di risposte alle lettere
dei lettori, Sergio Romano ha scritto: “Se fossi un
imprenditore non mi piacerebbe ascoltare certe dichiarazioni del presidente di
Confindustria e gli ricorderei che è stato eletto per rappresentare gli
interessi della categoria, non per esprimere punti di vista che non rientrano
nel suo mandato”.
Un giorno e una notte, e sul Sole 24 ore, Montezemolo ha
scritto, con stile straordinariamente compunto, che mai e poi mai entrerà in
politica finché sarà presidente di Confindustria. E in un’altra occasione,
sempre riportata dallo stesso numero del Sole, ha spiegato che la detassazione
improvvisa dei redditi da lavoro invocata da Walter Veltroni ha un sapore
demagogico. Affermazione ancora più dura del rituale “non entrerò in politica”.
Nello stesso tempo la delegazione della Fiat si è rifiutata di partecipare al
tavolo sulla sicurezza organizzato da Palazzo Chigi, anche in questo caso
perché si avvertivano mossette demagogiche che poi Alberto Bombassei, numero
due di viale dell’Astronomia, si è incaricato di spiegare.
Nel frattempo un duo tutto femminile, Emma
Margegaglia e Diana Bracco, ha incalzato a nome delle imprese del Nord (almeno
di quelle del Nord Ovest) con il decisivo contributo di Marco Tronchetti
Provera, il governo per le sue follie anti Malpensa.
Si possono dunque leggere i segni di un
cambiamento di fase: Francesco Giavazzi pià cautamente, Eugenio Scalfari con
inarrivabile calore si ostinano a sostenere che l’unica salvezza per la
modernizzazione dell’Italia deriva da un’alleanza operai-borghesi sotto le ali
della sinistra, oggi per di più epurata dall’estremismo.
Ma l’arietta che si respira è di cambiamento di
umore proprio in alcuni attori fondamentali della cosiddetta borghesia. Da una
parte il banchiere Corrado Passera, particolarmente severo verso i
comportamenti del governo e in straordinaria sintonia con le imprese del Nord
proprio sulla vicenda Malpensa. Vento nuovo si sente anche in quella Fiat che
fu il perno del riorentamento a sinistra della Confindustria. Le manovre di
Romano Prodi per piegare il Lingotto ai suoi voleri, da quelle sulla
rottamazione a quelle su Termini, hanno finalmente fatto comprendere a Sergio
Marchionne che il liberalismo della sinistra era una maschera per un dirigismo
– come si è già scritto – similputiniano.
Al Nord, poi c’è la sensazione crescente che questo tipo di
dirigismo sia anche anche rigettato da larghi settori del lavoro dipendente e
questo dà ancora più convinzione agli imprenditori nel sostenere un cambiamento
di rotta.
Nel medio periodo la capacità della sinistra di recuperare
in questa area della società è scarsa: a loro resterà il sostegno della pura
ala convegnista-politicista del confindustrialismo (gli Aldo Fumagalli, i
Matteo Colaninno, le Anna Maria Artoni), tutto il resto punterà su governi meno
invadenti, pur con qualche speranza di grande coalizione che come in Germania
metta un po’ d’ordine.
Questo clima dovrebbe consentire a Emma Marcegaglia di fare
le correzioni di rotta di cui è anche lei convinta senza entrare troppo in
contrapposizione con ambienti con cui culturalmente e storicamente non vuole
litigare. Potrà invocare con questi ultimi lo spirito dei tempi.
L’importante è che usi
dell’occasione anche per costruirsi una squadra sufficientemente “dura” per
reggere situazioni che non saranno tutte idilliache (si attende l’ultima carica
della Fiom) e soprattutto con la capacità tecnica di dialogare (senza
naturalmente arrendersi) con un esecutivo che molto probabilmente sarà di
centrodestra, con cui non è difficile litigare: chieda ad Antonio D’Amato le
scene che gli faceva Giulio Tremonti. Ma dietro i litigi, c’era un vero
dialogo, non i trucchetti mascherati da mellifluità del similputinismo
prodiano.