Gli unici poliziotti buoni sono quelli morti
03 Ottobre 2016
Il Generale Custer diceva che gli unici indiani buoni erano quelli morti, e così evidentemente pensano i tanti che si accaniscono pregiudizialmente contro le Forze dell’Ordine.
Dopo l’assoluzione dei sei poliziotti e due carabinieri avvenuta il 14 aprile 2016, accusati di aver provocato nel 2008 la morte di Giuseppe Uva, avevo scritto sull’Occidentale un pezzo dal titolo Poliziotti e carabinieri hanno torto anche quando hanno ragione, visto che la sorella di Uva era stata a sua volta assolta (dopo la fine del loro processo) dall’accusa di diffamazione aggravata per averli definiti “delinquenti” ed “assassini”, oltre ad aver esposto al pubblico linciaggio uno degli indagati, postandone la foto sul web.
E’ di questa settimana la notizia che dopo otto anni di processo, due pubblici ministeri che avevano chiesto l’archiviazione, una imputazione coatta da parte del Gip, il processo davanti alla Corte d’Assise nel quale il Procuratore capo di Varese aveva nuovamente chiesto l’assoluzione definendo “assolutamente legittima la condotta di carabinieri e poliziotti che non hanno fatto altro che il loro dovere” comportandosi in “maniera proporzionata alla situazione” e in modo “conforme alla legge” e la sentenza di assoluzione non impugnata dal pubblico ministero, dopo tutto questo, in zona cesarini, la Procura Generale di Milano l’ha impugnata facendo ripartire il processo in appello e perpetuando il calvario degli imputati e delle loro famiglie.
Il senatore Manconi, dopo la sentenza di assoluzione, si era scagliato contro i magistrati e la decisione della Corte d’Assise, ma non è stato certo il solo. Esiste ormai una sorta di lobby che interviene con una continua e sistematica opera di pressione mediatica e politica per orientare i processi nei quali sono coinvolti esponenti delle Forze dell’Ordine. E anche questa volta l’abbiamo vista in azione.