Gli uomini di George, il poeta re della Germania segreta
18 Maggio 2008
di Vito Punzi
Appena potevano posizionavano la camera e si fotografavano l’un l’altro. Da subito Stefan George capì quanto quello strumento potesse aiutarlo, esaltarlo perfino, quale “guida carismatica della sua cerchia”. Da poco inaugurata e aperta fino al 31 agosto prossimo nella piccola Marbach am Neckar, la città di Schiller, una grande mostra organizzata dal Deutches Literaturarchiv, il più grande archivio letterario tedesco, è dedicata alla passione che George e i suoi amici più stretti (letterati, scienziati e filosofi) coltivarono verso l’arte della fotografia e verso la ritrattistica scultorea.
“La Germania segreta. Un’esumazione”, questo il titolo di quest’esposizione affidata alla cura di Ulrich Raulff e Lutz Näfelt, giudicata perfino dal settimanale “Die Zeit” “una delle mostre letterarie più belle, più sorprendenti e più emozionanti degli decenni”. Si tratta davvero di un dissotterramento, di un riportare alla luce, dopo decenni di colpevole oblio. Le immagini che vi si possono contemplare costituiscono una compiuta “iconografia” georgiana, sulla quale, è vero, in Germania è già stato scritto molto, ma sempre e solo per accompagnare il percorso biografico del poeta-vate. Di grande valore fu il volume fotografico dedicato a George pubblicato subito dopo la sua morte dall’editore Georg Bondi, comprendente gli scatti realizzati da tre dei “suoi”, Robert Boehringer, Berthold von Stauffenberg e Frank Mehnert. Meno si era lavorato finora sul valore delle singole foto e sui loro motivi. Altrettanto poco erano state valorizzate quelle ritraesti i suoi seguaci. George era ben cosciente di come il corretto uso dei quella macchina permettesse lo sconfinamento nell’arte plastica: la definizione del ritratto fotografico attraverso il contrasto di luci e ombre gli consentiva quel tanto desiderato effetto di corporalità scultorea. Le foto ora in mostra a Marbach documentano con efficacia proprio quella volontà di stilizzazione: nulla che rimandi all’idea di “istantanea”.
Tra le altre, si segnalano le copie dei negativi ritrovati recentemente nel lascito dello svizzero Alexander Zschokke, lo scultore che conobbe George a Berlino nel 1920, rimanendo legato alla sua cerchia per almeno una decina d’anni. Le sue foto, risalenti al 1928 e del tutto sconosciute fino ad oggi, mostrano per la prima volta il suo atelier di Fasanenstrasse, quello che fu tra il 1924 e il 1931 il luogo degli incontri del poeta con i suoi seguaci. Lì George tenne le sue lezioni, i suoi incontri. Si cucinava, si mangiava perfino, in quel laboratorio. Ma in quell’atelier, soprattutto, Zschokke, Thormehlen e Mehnert realizzarono la cospicua serie di ritratti scolpiti del poeta (anch’essi presenti nella mostra di Marbach) e di quasi tutti i membri della cerchia.
Nella sua recente, monumentale biografia di George Thomas Karlauf ha ribadito il valore del gruppo di uomini strettisi attorno al poeta “re della Germania segreta”, descrivendolo come caso esemplare di antimodernismo, di arte vissuta come religione e infine di amicizia plasmata da un potente spirito. E’ singolare il fatto che proprio ora, in contemporanea con la mostra di Marbach, concluda la propria avventura editoriale “Castrum Peregrini”, la rivista fondata nel 1951 ad Amsterdam da perseguitati politici col fine di tener vivo il ricordo della vita e dell’insegnamento di George. Dopo oltre cinquant’anni di attività fondata sul valore dell’amicizia intesa come fonte di pensiero critico e dopo aver valorizzato l’opera di alcuni di coloro che contribuirono al Kreis georgiano (Friedrich Gundolf, Kurt Breysig, Berthold Vallentin su tutti), il nome di “Castrum Peregrini” verrà assunto dall’editore Wallstein di Göttingen per indicare una collana il cui obiettivo sarà quello di continuare a tenere viva la memoria attorno alla figura di Stefan George. Il primo titolo in programma, la cui uscita è prevista già quest’anno, è di tutto rispetto: sarà il carteggio tra il poeta Rainer Maria Rilke e Norbert von Hellingrath, il discepolo georgiano “scopritore” dell’opera del tardo Hölderlin.