Gli Usa alla ricerca di uno Zar di guerra
16 Aprile 2007
“La Casa Bianca vuole nominare
uno Zar per supervisionare le guerre in Iraq e Afghanistan che abbia l’autorità
per dare ordini al Pentagono, al Dipartimento di Stato e ad altre agenzie, ma
sta avendo problemi a trovare qualcuno che sia in grado di assumere l’incarico
e che abbia voglia di farlo, come riportano alcune persone informate sui fatti”.
Comincia così un articolo del Washington
Post a cura di Peter Baker e Thomas Ricks che descrive in maniera
impeccabile la ricerca spasmodica di un supervisore che sia in grado di
assumersi questa grande responsabilità e che possa far uscire i due conflitti
dall’odierna situazione di stallo. L’identikit corrisponde a un generale di
alto rango (almeno a quattro stelle) e con tanta esperienza sul campo.
Il Consigliere per la Sicurezza
Nazionale, Stephen Hadley, ha recentemente comunicato alla stampa che la
ricerca si concentra preferibilmente sui militari, ma che non si può escludere
la candidatura di un civile. Lo stesso Hadley ha dichiarato di voler invitare
due o tre candidati ad un meeting con Bush, Condooleeza Rice, Robert Gates e
Joshua Bolten, capo dello staff della Casa Bianca.
Senza esito positivo sono stati
già interpellati tre generali in pensione.
“La questione fondamentale è che non hanno idea di cosa c…o stanno
facendo…quindi, invece di andare lì, prendermi un’ulcera e ad un certo punto
andarmene, ho detto: no, grazie”. Sono le parole del generale John J. “Jack”
Sheehan, un ex alto comandante della NATO al quale è stato proposto il lavoro.
A dire la verità, ci sarebbe un
ufficiale di alto grado della Casa Bianca responsabile per la guerra. Si tratta
di Meghan O’Sullivan, ex bambina prodigio della politica a stelle e strisce,
laureata alla Georgetown University e specializzata ad Oxford, ma ha già dato
le dimissioni il 2 aprile scorso e poi la sua posizione non prevede la
possibilità di direzione del Pentagono. Ecco perché, sulla Pennsylvania Avenue,
stanno cercando con tanta foga qualcuno che possa prendere il posto della
O’Sullivan ma che abbia ancora più potere, che sia in grado, in pratica, di
sussurrare direttamente nelle orecchie del presidente. In questo senso, alcuni
bloggers “maligni” stanno già accusando Bush di volersi scrollare di dosso la
responsabilità della guerra per addossarla a qualcun altro.
Il fatto è che molti generali che
avrebbero il fatidico “physique du role” sono stati già nominati per altre
cariche: Petraeus ha preso il comando delle truppe Usa in Iraq a fine gennaio,
William Fallon è stato recentemente messo a capo delle forze americane in Medio
Oriente e Ryan Crocker è il nuovo ambasciatore degli Stati Uniti in Iraq. Ecco,
allora, che la lista dei possibili candidati si restringe drasticamente.
Infatti, a parte Sheehan, l’ex generale dell’esercito, Jack Keane, e il generale
dell’aeronautica in pensione, Joseph Ralston, hanno già declinato gentilmente
l’invito.
Il Portavoce del Consiglio di
Sicurezza Nazionale, Gordon Johndroe, sul Washington Post ha confermato
che i funzionari governativi stanno considerando l’idea di assoldare un nuovo
plenipotenziario che possa monitorare l’andamento dei conflitti: “La Casa
Bianca sta vagliando un certo numero di opzioni su come strutturare la
direzione dei conflitti in Iraq e Afghanistan alla luce della partenza di
Meghan O’Sullivan”. Johndroe ha poi aggiunto che nessuna decisione è stata
ancora presa e che non è stata ancora compilata una lista di candidati.
Frederick W. Kagan
dell’American Enterprise Institute si è espresso positivamente sulla possibile
nomina di un supervisore, mentre Kurt Campbell, un funzionario del Pentagono
all’epoca dell’amministrazione Clinton, la vede in maniera diametralmente
opposta, chiedendosi perché non si riesca a trovare qualcuno, visto il
prestigio derivante dall’incarico.
Secondo Dan Froomkin del Washington
Post, non sembra esserci alcuna considerazione all’interno della Casa
Bianca per l’opinione pubblica americana che considera quella irachena come una
causa ormai persa e che ha fatto già i conti con la calcolatrice, avendo modo
di constatare che la spesa per esportare la democrazia sta superando le aspettative.
Non solo, tale spesa inizia a diventare “pesante” e agli americani, si sa, non
piace molto mettere mano al portafoglio, specialmente quando di tratta di cause
ideali. Lo stesso Froomkin ricorda che alcuni critici pensano che nessun
individuo possa correggere una politica sbagliata in partenza, ed ecco perché
nessuno vuole accettare l’incarico.
Visto che attualmente ci sono
41 generali che possono vantare quattro stelle sulla mostrina e che l’esercito
e l’aeronautica ne contano relativamente di più (rispettivamente 12 e 13), ci
si potrebbe aspettare che il candidato venga fuori da una delle due. Azzardiamo qualche nome. Per quanto riguarda
l’esercito, tra i papabili vi è il generale David D. McKiernan, attualmente al
comando delle forze Usa in Europa e già coordinatore per il Medio Oriente del Forces Land Component Command (CFLCC). Un
altro che avrebbe tutte le carte in regola per sedersi sulla “Hot seat” è il generale
Charles C. Campbell, che però ha appena assunto il ruolo di comandante dello United
States Army Forces Command (FORSCOM) a Forth McPerson. Sempre per rimanere
nell’ambito dell’esercito, ci sarebbe poi il generale Benjamin
S. Griffin, a capo dell’Army
Materiel Command (AMC) e perciò responsabile dello sviluppo del materiale di
supporto e della logistica, competenze che farebbero al caso dei conflitti
mediorientali.
Per quanto riguarda l’aeronautica,
c’è invece il generale Bruce Carlson, un ex pilota con all’attivo più di
tremila ore di volo, specialista di sistemi d’arma e attualmente a capo
dell’Air Force Materiel Command (AFMC) alla base di Wright-Patterson nell’Ohio.
Anche il generale Kevin Patrick “Chili” Chilton, ex astronauta della NASA, potrebbe
fare bene, visto che nel 1998, ritiratosi dalla NASA, divenne direttore del
Dipartimento affari politici e militari per l’Asia e il Medio Oriente.
In ogni caso, il dibattito
sulla di un “War Czar” sta avendo ampia risonanza negli Stati Uniti e in attesa
della possibile nomina, vale la pena seguirlo attentamente, considerando la
delicatezza della questione.