Gli Usa non sono solo la Grande Mela ma soprattutto lo “Sweety South”
17 Agosto 2011
Il primo indizio che si sta andando nel Sud degli Stati Uniti, quella regione storica e culturale a Sud del Maryland, a est del Texas e a nord della Florida, è sul volo interno diretto dal nord o dall’ovest verso gli aeroporti di Charlotte, Atlanta o Richmond. L’hostess non è infatti avvolta in gonna o tailleur, ma la sua divisa consiste in una semplice t-shirt e tratta il passeggero più come un figlioccio che come un cliente. Il secondo indizio è che in aeroporti come quello di Wilmington, North Carolina, le normali file di sedie metalliche inchiodate al pavimento della sala di attesa sono sostituite da sedie a dondolo di legno, le rocky chairs, che invitano a un rilassante pisolino. In qualche modo, tutta la struttura ricorda più una villa coloniale immersa nelle piantagioni di tabacco che un vero e proprio aeroporto.
La strada dall’aeroporto alla cittadina, neanche centomila abitanti tra il Cape Fear River e l’Atlantico, è affollata di tracks, pick-up, minivan, e ogni tipo di macchina su quattro ruote che superi almeno i cinque metri di lunghezza. Affittarne uno è l’unico modo per muoversi in una realtà che quasi non conosce mezzi di trasporto pubblici, e mentre si guida su statali a sei corsie è un piacere ascoltare in una qualsiasi radio musica country, blues, folk e rock, con dozzine di gruppi sconosciuti in Europa che non hanno nulla da invidiare a maestri del Southern Rock come i Lynard Skynard.
Andare in barca con una guida locale è il modo migliore per godersi il dedalo di piccoli isolotti tra il fiume, i canali e l’oceano, alcuni del tutto selvaggi e altri punteggiati di case di legno con annesso molo dove attraccare e per sdraiarsi a prendere la brezza del pomeriggio. Barche come quella di Ned spesso hanno legato con una robusta e lunga corda un piccolo materassino con un paio di maniglie, dove mettere bambini e bambine con il giubbetto salvagente e poi portarli a tutta velocità in giro per la baia. Interrogato sulla sicurezza di questa specie di sport per sua figlia di 9 anni, Ned ha fatto una pausa, tipica del Sud, e poi ha risposto semplicemente che “lo fa da quando aveva 6 anni e non abbiamo mai avuto problemi”. I bambini in North Carolina crescono in fretta, tanto che a sedici anni sono maggiorenni ai sensi di legge e possono non solo guidare una macchina come nel resto degli States, ma anche sposarsi e finire in galera a vita se commettono reati gravi. Ai bambini del Sud viene anche impartita una certa educazione, che comprende per esempio il riferirsi sempre e comunque agli altri come Sir e Ma’am (madame), abitudine che americani nati e cresciuti nel Sud come Kevin mantengono anche a quarant’anni.
Gli americani del Sud appaiono più posati ma allo stesso tempo più decisi di altri concittadini, parlano piano e con un tono profondo, e per dire qualcosa non usano due parole se ne basta una. Le donne del Sud sono tradizionalmente silenziose ma forti, e il loro ruolo in famiglia e nella società è ben descritto da un proverbio che in italiano suonerebbe così: “l’uomo è il capo della famiglia. Ma la donna è il collo che decide in quale direzione muovere il capo”. Non a caso l’energico governatore della South Carolina è una donna di 39 anni, Nikky Haisley, uno dei più giovani governatori della storia americana e fervente repubblicana. Infine, molte delle ragazze del Sud hanno un fascino particolare dovuto forse al fatto che sono più sorridenti e gentili di altre, ad esempio di New York, e al tempo stesso più femminili e sensuali in un modo forse simile alle ragazze mediterranee. Femminilità che assume un tocco retrò quando in primavera festival come l’Azalea Ball di Wilmington vedono sfilare le adolescenti della città in vestiti bianchi e azzurri stile Belle Epoque, con tanto di guanti, cappello e ombrellino.
Anche questa immagine del Sud, un po’ letteraria e datata, è ovviamente in cambiamento, come tutta la società americana. Non solo per le nuove ondate migratorie che da Asia, Africa e Sud America investono gli Stati Uniti, ma anche per il recente afflusso di cittadini americani da altre regioni del Paese verso il Sud. Secondo l’ultimo censimento, la percentuale di popolazione che vive nel NorthEast e nel MidWest è scesa nel 2010 al 39,6% della popolazione americana, rispetto al 42% del 2000. Sarà per le caratteristiche che fanno del Sud un buen retiro ideale per la pensione, sarà per la crisi economica e la de-localizzazione che ha colpito con forza il cuore industriale del MidWest americano ma meno il Sud e il SudOvest, fatto sta che è sempre più facile trovare sulla rochy chair delle verande di Wilmington americani come Bob, ingegnere di Chicago, gran chiacchierone dai modi decisamente diversi da quelli di Kevin. Concittadini che all’inizio sono regolarmente considerati dai locali con un pizzico di distacco in quanto yankee, gente del Nord, ma che altrettanto regolarmente poi diventano parte della comunità locale contribuendo a loro volta a cambiarla.
Comunità che resta comunque abbastanza divisa su basi razziali, che in molti casi coincidono con le fasce di reddito delle classi sociali. Divisone che traspare nella vita quotidiana, considerando ad esempio che tra i clienti a cena nei bei ristoranti del lungofiume sono molto pochi gli afro-americani, nonostante costituiscano un terzo della popolazione di Wilmington. Wilmington che è stato l’ultimo porto della Confederazione sudista e schiavista ad arrendersi all’Unione nordista e abolizionista nel 1865, e che ancora nel 1898 ha visto parte della popolazione bianca cacciare con la forza il governo cittadino democraticamente eletto che aveva avviato la de-segregazione degli afroamericani. Oggi la situazione è ovviamente cambiata, tanto che il sindaco di Wilmington è un gioviale afroamericano con barba brizzolata e papillon, molto più interessato a promuovere l’immagine turistica della città che a rinvangare vecchie ferite. Ma qua e là le tracce e simboli del passato rimangono. Accanto al tribunale della contea c’è la statua di George Davis, procuratore generale e senatore della Confederazione. L’unica altra statua della città, eretta negli anni ’20, raffigura uno spavaldo soldato confederato ed è dedicata alle vedove e ai figli della Confederazione, e si trova a pochi passi dalla casa natia di un grande presidente democratico come Woodrow Wilson.
Nelle barche ormeggiate nei porticcioli della contea non è raro vedere sventolare la bandiera sudista, la stessa dipinta sulla macchina di Bo e Luke nel vecchio telefilm Hazzard ambientato proprio nel Sud. Bandiera raffigurata sui cappellini in vendita nei negozi di Fort Worth, Texas. E non è solo un vezzo di privati cittadini, se sulla cupola del Senato dello stato della Georgia, ad Atlanta, viene issata ancora la bandiera confederata. Simboli a parte, la storia del Sud ha visto almeno fino agli anni sessanta una segregazione de facto degli afroamericani, tanto che all’epoca il governo federale ha dovuto mandare i marines per scortare a lezione James Meredith, il primo studente afroamericano dell’Università del Mississippi. Segregazione dovuta anche al fatto che dopo la guerra civile non è stato possibile imporre un processo di rimozione e rielaborazione collettiva della memoria, come quello vissuto dalla Germania alla caduta del nazismo. Un processo del genere nel Sud è avvenuto solo con le generazioni successive, e oggi nelle serate d’estate capita di vedere nei bar del lungofiume gruppi di amici o coppie miste di afro-americani e bianchi.
La mattina dopo, domenica, è giorno di messa. Un’altra caratteristica tradizionale del Sud è il fervore religioso, tanto da meritare alla regione il nome di Bible Belt, la “zona della Bibbia”. Chiese come la Church Community di Southport, al confine della South Carolina, sono degli auditorium da 1.500 posti a sedere che la domenica svolgono quattro turni di messe per i seimila fedeli, con tanto di maxischermi dove una regia professionale segue e trasmette la predica del pastore e gli intermezzi musicali. Anche questo aspetto sta però cambiando. I dati dimostrano come sia in costante diminuzione la partecipazione dei fedeli alla messa domenicale, e ormai una famiglia si considera sufficientemente praticante se va in chiesa una volta al mese. Il calo è in parte bilanciato dai nuovi cittadini di origine latino americana, oggi molto più legati dalla preghiera della popolazione WASP – White Anglo Saxon Protestant.
Quello che non cambia è il barbecue, che nei sobborghi della middle class americana del Sud si svolge sul prato vicino alla piccola piscina nel retro della casa, in pantaloncini corti e sandali mentre i bambini (al Sud la famiglia media americana ha 2-3 figli) si tuffano in acqua. Le bibite analcoliche sono tradizionalmente due, entrambe servite fredde in caraffe piene di ghiaccio: lo sweet tea, molto zuccheroso; e la pink lemonade, molto, molto zuccherosa. Inverosimilmente zuccherosi sono anche dolci come il banana pudding o la kie pie. La carne è invece molto, molto piccante. Kevin spiega che tradizionalmente, prima dell’introduzione dei congelatori, al Sud la carne marciva rapidamente e quindi il peperoncino era usato in abbondanza per mascherare il sapore di rancido e rendere appetibile tagli quasi andati a male. “E invece perché bevande e dolci sono così zuccherosi?”. Pausa. “Perché ci piace così”. Punto. Sweety South.