Gli Usa puntano sulla ‘shadow internet’ per dar voce ai dissidenti del mondo

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Gli Usa puntano sulla ‘shadow internet’ per dar voce ai dissidenti del mondo

14 Giugno 2011

La guerra fredda è finita. E con lei, sono finiti i tempi in cui era importante bloccare le comunicazioni della Russia. Oggi gli Usa hanno una preoccupazione diversa; dare risalto alla voce dei dissidenti che la primavera araba e i regimi di tutto il mondo tentano di spegnere. Ecco perché la Casa bianca ha messo a punto, e sta attuando, due programmi per internet e telefonia “fantasma” da regalare a chi viene osteggiato dai regimi.

Per esportare la democrazia, insomma, non serve più solo inviare istruttori specializzati sui teatri di rivolta ma occorre aiutare gli oppositori già durante la fase precedente al ribaltamento. Con l’aiuto di internet.

Fino ad oggi Dipartimento di stato e Pentagono hanno già speso circa 50 milioni di dollari per creare una rete alternativa di telefonia mobile in Afghanistan usando i ripetitori delle basi militari. L’operazione serve ad annullare l’abilità talebana nello spegnere le telecomunicazioni afghane ufficiali. Il governo Usa sta poi applicando la stessa soluzione in paesi come Iran, Siria e Libia. L’altro progetto riguarda lo sviluppo di “internet in valigia”, una specie di kit on-line, da portare con sé, utile per attivare comunicazioni wireless dalla rete Internet mondiale.

Pare passato quindi il periodo in cui venivano inviati messaggi tramite “Voice of America”. Ormai si recita un ruolo attivo come già successo in Cina, dove Washington ha sostenuto lo sviluppo di software che conserva l’anonimato degli utenti. Guardando avanti, l’ultimo step è fatto da questi progetti di internet fantasma, per cui è stata messa insieme un’improbabile alleanza composta da diplomatici, ingegneri militari, giovani programmatori e dissidenti provenienti da almeno una dozzina di paesi, in una sorta di rete molto fisica e per niente virtuale. A cominciare dalle menti del progetto.

Secondo quanto riportato dal New York Times la web valigetta è nata da 4 improbabili contractors del Dipartimento di Stato a Washington. Josh King, uno sportivo autodidatta di programmazione. Thomas Gideon: un hacker. Dan Meredith, un appassionato di polo in bicicletta. E il capo, mister Meinrath, il decano del gruppo con i suoi 37 anni. Da quel poco che è trapelato, da un punto di vista tecnico, la valigetta si baserà su una versione di "mesh network" che trasformerà i dispositivi come telefoni cellulari o personal computer in una sorta di rete invisibile wireless senza un hub centralizzato. In altre parole, un’immagine, una voce o un messaggio e-mail potrebbe “viaggiare” direttamente tra i dispositivi senza fili e bypassare la rete ufficiale. La parte hardware (ovvero quella fisica) dovrebbe essere composta da piccole antenne wireless, un computer portatile per gestire il sistema, chiavette USB e CD.

Per quanto riguarda la rete cellulare invece l’input è venuto dall’Afghanistan. Dal 2001 in poi i talebani sono stati spesso in grado di arrestare la rete principale nelle campagne dalle 6 di pomeriggio fino alle 6 del mattino, probabilmente per effettuare operazioni segrete in tutta libertà. Anche sul progetto “palisades”, questo il nome ufficiale, i dettagli sono pochi ma ex funzionari militari e civili hanno dichiarato che si basa in parte sulle “celle” telefoniche immesse nella rete dalle basi americane sul territorio. In pratica il sistema sarebbe come una sorta di sistema del 911 disponibile a chiunque anche in assenza di una rete “normale”.

A sostenere il nuovo corso è proprio il capo del Dipartimento di Stato, Hillary Clinton: “In giro nel mondo – ha spiegato l’ex first lady – vediamo ogni giorno sempre più persone usare Internet, la telefonia mobile e le altre tecnologie, per dare più forza alla loro voce e alle loro proteste contro l’ingiustizia, e per realizzare le proprie speranze di libertà e democrazia. Siamo di fronte a un’opportunità storica per gli Stati Uniti di cambiare il suo concetto di aiuto. L’America è concentrata ad aiutare questa forma di dialogo delle persone tra di loro, delle loro comunità e dei loro governi con il resto del mondo”.

Al momento è difficile prevedere quali saranno i reali effetti di questi ambiziosi progetti. Passati gli anni di tecnoeuforia il realismo ha la meglio e prima di giudicare una buona idea è necessario vederla applicata. L’auspicio è che sia vincente, ogni nuovo alleato in questi tipi di lotte è prezioso e la rete, da sempre simbolo di libertà, può rappresentare la svolta.