“Global prosperity”, l’altra faccia del cambiamento climatico
09 Gennaio 2011
L’ultimo di una serie di summit internazionali sul cambiamento climatico sponsorizzati dall’Onu ha chiuso i battenti nella paradisiaca città messicana di Cancún. Si tratta del sedicesimo, per l’esattezza. Circa duecento delegazioni da tutto il mondo, pari a 25mila partecipanti, si sono riunite per ben due settimane con l’obiettivo di ribadire lo stesso concetto già emerso un anno fa a Copenaghen: bisogna fermare il global warming, qualsiasi cosa esso sia.
Rapporti scientifici “incontestabili” ci spiegano che, negli ultimi 100 anni, la Terra ha aumentato la sua temperatura di 0,74 gradi centigradi e che oltre 300mila persone nel mondo sarebbero già morte a causa della fame, delle malattie e dei disastri naturali direttamente collegati all’impatto del cambiamento climatico.
Greenpeace e l’Associazione Internazionale dei Medici per l’Ambiente “confermano” che la mortalità umana cresce del 3% per ogni grado di aumento della temperatura terrestre. La Australian Medical Association “assicura” che l’aumento delle temperature contribuisce alla nascita delle dittature nel mondo (perché le risorse alimentari scarseggerebbero e, di conseguenza, ciò favorirebbe il costituirsi di regimi autoritari), ed è per questo stesso scopo che la Croce Rossa Internazionale chiede 292 milioni di dollari l’anno “per armarsi contro le minacce del global warming”…