Global warming: i temi che scottano della politica ambientalista
24 Febbraio 2008
di Dario Giardi
Guido
Possa, docente in controllo dei reattori nucleari al Politecnico di Milano ed
autore di numerose pubblicazioni scientifiche sul nucleare, è riuscito a
condensare, nel piccolo saggio “Il riscaldamento globale: le mutazioni
climatiche e i pregiudizi ideologici” – pubblicato dalla Fondazione Magna Carta per la
Collana de I Libretti Blu – i vari aspetti legati al riscaldamento
globale in atto sul nostro pianeta. Un saggio apprezzabile sia per i contenuti proposti
e sia per la razionale e scientifica presentazione e messa a fuoco dei problemi.
L’autore è riuscito ad analizzare l’attuale consistenza del riscaldamento
globale, le possibili cause, la prevedibile evoluzione ed i rimedi,
mantenendosi sempre dentro i paletti di una moderata, corretta e non
ideologizzata informazione scientifica. In tutto il mondo sull’argomento si è
scatenata una strumentalizzazione politica e mediatica. Da un lato gli
ambientalisti fondamentalisti e dall’altro chi come loro cerca con l’arroganza
di imporre il proprio punto di vista citando improbabili dati scientifici a
sostegno delle proprie tesi (tipico esempio è in questo senso “L’ambientalista
scettico” di Lomborg). Guido Possa non cade nell’errore. Presenta in modo estremamente
chiaro ed apprezzabile le difficoltà intrinseche nella misurazione del
riscaldamento globale, l’incidenza delle attività umane sul valore totale di
emissioni di anidride carbonica nonché la valenza del Protocollo di Kyoto.
La
tesi sottesa al Protocollo di Kyoto, cioè che sia in atto un processo di
variazione del clima globale causato quasi esclusivamente dalle emissioni
antropiche, è non dimostrata, essendo l’entità del contributo antropico una
questione ancora oggetto di studio.
In
ogni caso, anche ammettendo la validità dell’intera teoria dell’effetto serra
antropogenico e gli obiettivi che esso si propone e si proporrà di raggiungere
in un secondo momento (cd. Kyoto 2
in fase di negoziazione internazionale), il problema è
dare risposte alle domande, offrire possibili soluzioni ai problemi.
Attraverso
un approccio moderato ed attendo, Guido Possa non si lascia coinvolgere dal
dibattito tra catastrofisti e negazionisti del riscaldamento globale ma, piuttosto,
preferisce andare dritto al nocciolo del problema. A ragione o a torto,
infatti, una parte considerevole della comunità mondiale ritiene che questa
massiccia immissione di anidride carbonica stia sconvolgendo il clima
terrestre.
Cosa
fare? A
questa domanda, l’autore risponde con il buon senso proprio del vero
scienziato. La “ricetta” proposta è un mix perfetto di più fattori: dobbiamo
adottare tecnologie e prassi di risparmio energetico, sostituire gli impianti
in esercizio con impianti dotati della massima efficienza energetica,
sviluppare le fonti energetiche rinnovabili (ben consapevoli però del loro
limitato apporto e contributo sul totale del fabbisogno energetico di un paese
e non cadendo nell’errore di promuovere tecnologie ad oggi troppo costose),
ricorrere in modo più esteso all’energia nucleare (che è una tecnologia
energetica ben consolidata, sicura, economicamente convenente, priva di
emissioni di anidride carbona nell’atmosfera).
Il
grande merito di questo saggio è quello parlare chiaro e di saper offrire allo
studioso od al semplice curioso, tutti gli strumenti ed i dati scientifici
necessari per poter sviluppare una propria idea in merito al riscaldamento
globale. Ad un’attenta lettura del testo appaiono ancor più evidenti le
contraddizioni insite in alcune posizioni politiche sull’argomento. Non si
vede, infatti, come sia possibile da un lato sostenere con toni allarmistici il
pericolo del riscaldamento globale dimostrando poi una totale riluttanza ad
affrontare l’argomento nucleare sia pure a livello di ricerca scientifica.
In
un panorama nel quale i mezzi d’informazione cercano di evitare gli argomenti
troppo controversi a carattere tecnico non appena questi esulano dal campo
della politica pura, ben vangano saggi come questo di Guido Possa. Al
quotidiano italiano, infatti, piace sfondare porte aperte ma assai poco impelagarsi
in polemiche a carattere tecnico, in cui a volte si deve anche ammettere di
aver sbagliato. È importante in questo contesto smascherare gli interessi
economici (oltre che politici) che si nascondono molto spesso dietro posizioni
sedicenti ambientaliste. Per il nucleare, le timide recenti aperture
possibiliste di alcuni esponenti politici hanno causato una levata di scudi, ma
da qualche sondaggio è emerso, con stupore degli stessi media che l’avevano
realizzato, che gli anti-nuclearisti non sarebbero più la maggioranza nel
paese. Sarebbe bene insistere sull’argomento battendo il ferro finché è caldo, cercando
di sviluppare una corretta e scientifica informazione pubblica, sperando che si
possa aprire la via a una discussione più serena e razionale adesso che il
nostro sistema energetico, “fossilizzato” in tutti i sensi, è confrontato con
una drammatica ascesa dei costi che rischia di penalizzare il paese per anni a
venire.