Golpe di Hezbollah in Libano. Che farà l’Occidente?

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Golpe di Hezbollah in Libano. Che farà l’Occidente?

Golpe di Hezbollah in Libano. Che farà l’Occidente?

10 Maggio 2008

Un
sanguinoso colpo di Stato che punta a rafforzare l’influenza di Siria e Iran in
Libano: il premier Fuad Siniora ha definito così gli scontri di Beirut. La capitale, e con essa il Libano, da ieri è isolata e deserta: chiusi il porto
e l’aeroporto, regna la pace di Hezbollah. Il Partito di Dio ha preso il controllo
di tutti i quartieri sunniti costringendo alla resa i miliziani di Al Mustaqbal,
il movimento di Saad Hariri, mentre sette persone sono rimaste uccise questa
mattina in scontri a fuoco ad Aley, circa 20 km a est di Beirut, tra i miliziani di
Hezbollah e i drusi del Partito socialista progressista di Walid Jumblatt. Combattimenti
si sono registrati nella notte a Sidone, dove due persone sarebbero rimaste
uccise, ed a Tripoli. Sei morti anche a un funerale sunnita a Beirut e altri
cinque ad Halba, nella regione di Akkar a nord di Tripoli. Il bilancio
complessivo sale così ad oltre 30 morti da mercoledì scorso.

La
cosa più preoccupante è che l’attività di Hezbollah si va estendendo in tutta
la fascia centrale del Libano. L’obiettivo sembra essere il disarmo di ciò che
resta di Al Mustaqbal e delle milizie druse nell’area centro-meridionale del
Paese, creando in tal modo un blocco sciita di fatto in perfetta continuità territoriale
con la Siria. Una
prospettiva da incubo che sta già allarmando Israele e i vertici militari di
UNIFIL.

Di
fronte a questo scenario il governo Siniora non può far niente. Anzi, il governo
Siniora non esiste più perché un governo che è non in grado di imporre e far
rispettare le proprie decisioni non è più tale. Quello che abbiamo davanti è
pertanto un colpo di stato. Le decisioni governative che hanno innescato la
reazione di Hezbollah sono state solo il pretesto per un’azione che, ci dicono fonti
libanesi, era programmata da mesi. Il premier legittimo è prigioniero nei suoi
uffici, protetto, si fa per dire, dall’esercito. Hariri, il vero obiettivo
dell’azione di Hezbollah in qualità di “azionista” più significativo della
maggioranza governativa, è assediato nella sua abitazione; Jumblatt si è rifugiato
chissà dove, forse nelle sue roccaforti sul Monte Libano o ancora nella stessa
Beirut.

E
l’Occidente? L’ONU, l’Unione Europea? Inerti, presi alla sprovvista dalla rapidità
degli eventi, ma soprattutto impotenti di fronte alla prospettiva della
trasformazione del Libano in avamposto siro-iraniano sul Mediterraneo. Sentite
Ban Ki-Moon: “A Beirut è necessario il confronto politico”. Il problema è tra chi,
visto che una parte, il governo, ha alzato bandiera bianca.
In quanto a comicità, peggio ha fatto solo l’Unione Europea che, ancora
stamattina, ribadiva il pieno appoggio ad un morto, ovvero il governo Siniora.
Probabilmente a Bruxelles non si sono accorti come la situazione abbia assunto
una dinamica nuova, ancor più drammatica per le conseguenze che potrebbe
portare: a Beirut adesso comanda Hezbollah insieme ai suoi alleati di Amal e
del Partito Nazionale Socialista
Siriano, quest’ultimo bieca emanazione del servizio segreto di Damasco. 

In
Italia, il nuovo ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha assicurato un ponte
aereo pronto ad evacuare gli italiani che si trovano in Libano. Ma il nuovo
inquilino della Farnesina dovrà anche pensare a come recuperare il Libano per evitare
che il cerchio ai danni di Israele si chiuda una volta per tutte. Come se non
bastasse, tra i due fuochi ci sono sempre i 13.000 caschi blu di UNIFIL, di cui
2.500 italiani. Le carte in tavolo sono cambiate anche per loro. Uno dei compiti
principali di UNIFIL era di supportare il governo Siniora. Questo compito oggi è
venuto meno perché un governo, in Libano, non c’è più. O meglio, c’è ma non è quello
che fino al 6 maggio tutte le potenze occidentali hanno sostenuto, almeno a parole.

Ora
in Libano sono Siria e Iran ad avere il bastone del comando. Se la prospettiva
che va delineandosi in queste ore dovesse consolidarsi, Damasco otterrebbe la
tanto auspicata continuità territoriale con il Libano, e così un agile accesso
al mare da Beirut, e l’Iran il fondamentale vantaggio geopolitico dato da uno
sbocco sul Mediterraneo. E’ bene quindi che i paesi europei e gli Stati Uniti
aprano finalmente gli occhi e inizino a misurarsi con la realtà. Lo stesso
devono fare Egitto e Arabia Saudita che non possono permettersi che il Libano diventi
un satellite di Damasco e Teheran. Gli USA hanno già i loro problemi in Iraq e
Afghanistan, ma non possono permettersi di perdere il Libano lasciando solo
Israele a fronteggiare Hezbollah, Siria ed Iran. E questa volta gli europei, in
particolare Francia e Italia, non potranno tirarsi indietro, ne va del loro
prestigio, della vita dei loro soldati a sud del Litani e di ciò che resta
della loro influenza nel Mediterraneo Orientale. Bisogna agire, e presto, prima
che la destabilizzazione iraniana trabordi dal Libano per incendiare
definitivamente tutto il Medio Oriente.