Golpe in Turchia, Erdogan in fuga

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Golpe in Turchia, Erdogan in fuga

15 Luglio 2016

Colpo di stato in Turchia, dove un gruppo di militari cerca di rovesciare il presidente Recep Tayyip Erdogan. Secondo fonti militari americane, Erdogan avrebbe chiesto asilo politico in Germania ma Berlino avrebbe negato all’aereo presidenziale di atterrare. Dopo aver virato verso la Gran Bretagna, l’aereo di Erdogan si è diretto verso il Qatar, via Teheran. Il vice primo ministro turco Veysi Kaynak però sostiene che “il nostro presidente non è un uomo che si arrende”, aggiungendo “in questo momento si sta dirigendo verso l’aeroporto ‘Ataturk’ di Istanbul”, il maggiore del Paese. Lo scalo è circondato dai carri armati dei militari golpisti.  

Il tentativo di colpo di stato è stato confermato dal premier turco, Binali Yildirim. L’esercito ha proclamato la legge marziale e il coprifuoco, che però non viene rispettato. Al momento infatti ci sarebbero scontri tra esercito e polizia ad Ankara, ma anche tra sostenitori di Erdogan e pro-golpisti nelle grandi città del Paese.

“Le Forze armate turche hanno preso il completo controllo dell’amministrazione del Paese per ristabilire l’ordine costituzionale, i diritti umani e le libertà, lo stato di diritto e la sicurezza generale che erano stati danneggiati”, si legge in un comunicato dei golpisti. “Tutti gli accordi internazionali rimangono validi. Speriamo che tutte le nostre buone relazioni con tutti i Paesi continuino”. 

Il presidente turco Erdogan è apparso su Facetime per denunciare “una rivolta di una minoranza dell’esercito. La Nazione deve serrare i ranghi e difendere il Paese, la democrazia ed il governo. Scendete in piazza e date la vostra risposta ai golpisti. Il popolo deve resistere e ribellarsi e respingere quello che è a tutti gli effetti un colpo di stato militare”. Erdogan ha aggiunto “Andrò ad Ankara”, ma secondo le fonti americane potrebbe aver già lasciato il Paese.

Le principali forze di opposizione laiche della Turchia si sarebbero schierate contro il tentativo di golpe in atto da parte del sedicente “Consiglio per la Pace e la Democrazia”, istituito da militari ribelli. I socialdemocratici di Kemal Kilicdaroglu fanno sapere che il Paese “ha già sofferto troppo per i colpi di stato”.  Devlet Bahceli, ex  vice premier e segretario generale dei nazionalisti dell’Mhp, ha espresso telefonicamente il proprio sostegno al primo ministro Binali Yildirim. Frattanto uno dei generali dell’Esercito più alti in grado, Umit Dundar, ha liquidato gli insorti come “una minoranza che non rappresenta” le Forze Armate turche.

Sia secondo Erdogan che secondo il ministro della Giustizia, Bekir Bozdag, dietro il golpe ci sono “militari seguaci dell’imam Fethullah Gulen“, fondatore del movimento omonimo, che si trova in esilio negli Stati Uniti. 

Muhammed Fethullah Gulen è un predicatore turco, ex imam, che predica una versione “hanafi” dell’Islam, ispirata allo studioso sunnita Said Nursi. Gulen ha detto di credere nella scienza, nel dialogo interreligioso e nella democrazia multipartitica. Ha avviato questo dialogo con il Vaticano e altre organizzazioni ebraiche. E’ stato descritto come uomo dell’Islam tollerante, “una delle più importanti personalità musulmane di tutto il mondo.”

Alleato del presidente Erdogan prima del 2013, Gulen è stato accusato di essere dietro le indagini sulla corruzione in Turchia; un tribunale penale turco ha emesso un mandato d’arresto contro di lui e la Turchia chiede la estradizione di Gülen dagli Stati Uniti. 

La Turchia non consentirà “alcuna iniziativa che interrompa la democrazia”, ha detto il premier Yildirim, “le nostre forze useranno la forza contro la forza”. I golpisti, secondo il premier, “pagheranno il prezzo più alto”. Il ministro degli esteri turco ha assicurato che il suo governo “è ancora al potere in Turchia”.

Secondo fonti accreditate della Unione Europea, citate da Reuters, “sembra un colpo di Stato relativamente ben orchestrato da una parte sostanziale dell’esercito, non da pochi colonnelli”. I golpisti “hanno il controllo degli aeroporti e attendono di avere il controllo della tv a breve”. “Controllano diversi punti strategici a Istanbul. Data la proporzione dell’operazione è difficile immaginare che si fermeranno senza avere la meglio”.

Su Ankara volano jet a bassa quota. Sempre nella capitale, secondo i media turchi, ci sarebbero stati una lunga serie di scontri a fuoco. I servizi internet sono fuorigioco. Soldati turchi avrebbero assaltato la sede centrale del dipartimento di polizia di Istanbul, intimando agli agenti di consegnare le armi. Sono anche stati chiusi i due ponti sul Bosforo. Militari avrebbero fatto irruzione nella sede del partito Akp di Erdogan a Istanbul, prendendo possesso dell’edificio.

Secondo la edizione turca di CNN, il generale Hulusin Akar, capo di stato maggiore delle forze armate turche, sarebbe ostaggio dei golpisti con i suoi ufficiali. Akar era stato nominato da Erdogan dopo il processo “Ergenekon” ai danni di una organizzazione kemalista, che si rifà cioè alla dottrina del padre fondatore della Turchia, Ataturk. 

Quello di stanotte è il quarto colpo di stato dei militari turchi, che Ataturk aveva posto come struttura a guardia della laicità dello Stato, contro ogni tentazione di deriva religiosa o autoritaria. I precedenti avevano una cadenza decennale e risalgono al 1960, 1971 e 1980. 

La NATO, di cui fa parte anche la Turchia, per il momento sembra non commentare quanto accaduto ad Ankara, fonti della Alleanza a Bruxelles fanno sapere che non è stata decisa alcuna convocazione di emergenza del Consiglio Atlantico. In Grecia è stata intanto convocata una riunione di emergenza presso il ministero della difesa greco tra i vertici dell’esercito, della marina e dell’aeronautica, scrive il Wall Street journal. Dopo ore di silenzio, Barack Obama ha fatto sapere che va sostenuto “il governo turco democraticamente eletto” appellandosi alle parti in gioco “per scongiurare le violenze e bagni di sangue”. Dichiarazione che sembra andare nella direzione di un sostegno a Erdogan.