Governatori Sud, Renzi chi butteresti dalla torre?
08 Agosto 2015
Ecco il perché di quell’improvvisa convocazione agostana della direzione Pd. Lo ha spiegato Renzi ai governatori del Sud dopo la pubblicazione del rapporto Svimez, strigliandoli per bene. Visto che il Mezzogiorno ormai è governato totalmente da noi, questo il ragionamento di Renzi, se il Meridione non si rimette in moto sarà un fallimento attribuibile ai governatori, cioè al partito, quindi a me.
Matteo mette le mani avanti, attenzione, dice, disegno io il quadro, do io la visione, ma se le cose andranno storte ognuno dovrà prendersi le sue responsabilità. In primo luogo gli esponenti del Pd che il Sud lo governano. Viene da chiedersi allora quale degli attuali governatori Renzi vorrebbe buttare giù dalla proverbiale torre.
De Luca? Improbabile. Il governatore della Campania è persona autonoma ma Renzi lo ha appoggiato in campagna elettorale. Soprattutto De Luca è uno dei pochi ad avere una propria visione su come risolvere i problemi dei meridione. Secondo lui, criminalità e inefficienza bloccano lo sviluppo. Servono quindi buona amministrazione e una macchina pubblica efficiente per cambiare marcia, un modello un po’ di destra, alla Giuliani per intenderci. De Luca resterà in trincea in Campania, cercando di sanare le situazioni critiche più evidenti. In fondo deve a questa capacità di buongoverno locale il suo consenso.
Michele Emiliano? Renzi guarda con un certo sospetto al governatore della Puglia che si muove in modo molto più autonomo di De Luca. Emiliano si candida a guidare il fronte degli amministratori meridionali in subbuglio e mostra evidenti ambizioni politiche pur mediate dall’ardore neomeridionalistico e un po’ comitatista (“ni” sul gasdotto Tap, che invece il premier durante la Direzione ha esaltato apertamente). Emiliano cavalca il fronte della denuncia e della protesta ma aspettiamo tutti di capire quale sia la proposta. In ogni caso è uno difficile da buttare giù.
Resta Rosario Crocetta, o come abbiamo scritto, Rosario Marino, visto che per Renzi al momento il vero problema, la sorpresa più sgradevole potrebbe arrivare da qui, dalla Sicilia e da Roma. In Sicilia, a differenza di altre Regioni del Sud, sembra più evidente il fallimento della classe politica democratica. Qui si è dovuti intervenire con una iniezione di soldi pubblici per risanare la situazione. A Crocetta piace citare lo Statuto dell’isola e il governatore adesso se ne esce chiedendo meno tasse, ma i soldi dello Stato continuano ad arrivare in un’isola dove l’economia langue.
Rosario Marino è il vero spettro che Renzi vuole scacciare, l’emblema del (centro)sud che deve muoversi e smetterla con i “piagnistei”. Tra Roma e la Sicilia il Pd rischia di andare in apnea, trasformando dei successi elettorali in fallimenti amministrativi. Del resto che fosse Crocetta quello più in bilico sulla torre lo si era capito dopo la vicenda della presunta intercettazione telefonica, il caso scoppiato nelle settimane scorse da cui il governatore è uscito ammaccato ma non domo. La rapidità con cui i vertici locali del partito hanno colto la palla al balzo ha dimostrato quanto il Pd renziano sarebbe felice di liberarsi di Rosario Marino.