Governo, 2 miliardi a Regioni del Sud per sanità. Dimezziamole
24 Maggio 2013
di redazione
Speriamo che sappiamo farne buon uso. Il Governo ha dirottato 2 miliardi di euro sulla sanità pubblica di sei regioni del Sud Italia, Abruzzo, Campania, Molise, Lazio, Sicilia, per servizi agli utenti, per ripianare i debiti della sanità pubblica con le aziende, insomma per far respirare le regioni più in affanno rispetto ai costi standard della sanità.
La buona notizia è che in Sicilia i conti della sanità del 2012 hanno chiuso in attivo, che l’Abruzzo ha ottenuto risultati simili grazie al lavoro di tagli ai costi svolto dalla Giunta Chiodi, mentre la Puglia non rientra negli aiuti di Stato. La cifra è un anticipo delle spettanze relative al finanziamento del Servizio sanitario nazionale alle Regioni che hanno in corso piani di rientro dal deficit (540 milioni per il Lazio, altrettanti per la Sicilia, 63 al Molise). ”Tenuto conto del completamento dell’istruttoria compiuta dai Tavoli diverifica degli adempimenti connessi ai Piani di rientro daideficit sanitari…", il Cdm ha quindi dato via libera al ministero dell’Economia.
In realtà, se il governo dovesse spingere il pedale dell’acceleratore sulle riforme, considerando anche la proposta di trasformare il Senato in una Camera delle Regioni, il premier Letta potrebbe ripartire da un passaggio di una sua dichiarazione sul riordino del sistema regionale italiano, che ha nella spesa sanitaria il suo punto di debolezza. L’idea, esposta da Letta, prende spunto da uno studio di Fondazione Agnelli degli anni Novanta ed è legata al progetto di fusione delle Regioni italiane più piccole.
Se prendiamo il Molise, per esempio, in media la spesa sanitaria di questa piccola regione è sempre stata a saldo negativo rispetto ad altre regioni adriatiche, come le Marche. Proposte che vadano nella direzione di una fusione delle Regioni, dell’accorpamento di servizi per generare efficienza e competitività, per ridurre i costi della spesa burocratica e migliorare i servizi, dovrebbero circolare con più facilità sui tavoli dell’Esecutivo, che per adesso cerca di mettere delle pezze a una situazione critica ma con maggiore coraggio e visione del futuro potrebbe mettere mano a un piano generale di riconfigurazione del sistema regionale, della sua spesa, della gestione sanitaria locale.