Governo, Cesa stoppa AP e chiede verifica ad Alfano

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Governo, Cesa stoppa AP e chiede verifica ad Alfano

03 Novembre 2015

"E’ del tutto evidente che l’operazione di Area Popolare si è ridotta ad una sommatoria di simboli. Troppo evidenti le differenze di posizioni regionali ed i tentativi di annessione. Troppo evidenti le difficoltà non risolte all’interno di Ncd".

 

Parla alla Direzione nazionale il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa, e mette in pesante discussione l’alleanza con il partito di Angelino Alfano, chiedendo di "fare una verifica sul percorso che, dopo la nascita dei gruppi parlamentari, avrebbe dovuto vedere la celebrazione di assemblee democratiche per la nascita di un nuovo partito aperto alla adesione di altri. Invece, non solo non è accaduto questo, ma si stanno perdendo pezzi".

 

"Queste circostanze – osserva Cesa – rafforzano la considerazione che il “come” si realizza questa operazione è determinante. Non si può pensare e tantomeno accettare che la nascita di questa forza passi per operazioni parlamentari di pura sommatoria che vanno da Verdini a Scelta Civica. Abbiamo già vissuto queste illusioni algebriche senza politica". Quindi niente scioglimento del partito ma "rinnovamento e rilegittimazione dell’Udc e dei suoi gruppi dirigenti attraverso una campagna di tesseramento rapida e lo svolgimento dei congressi".

 

Sulle alleanze, il segretario Udc sintetizza: "Nessun ponte con la destra populista ed antieuropea e rapporto dialettico con il Pd: dobbiamo privilegiare il dialogo e l’alleanza con chi sostiene le riforme che questo governo sta portando avanti. Il dialogo non vuol dire né sudditanza, né annessione. Dialogo vuol dire salvaguardare la propria identità. E vuol dire lavorare con quell’alleato per costruire una coalizione. Consapevoli, questo è il punto fondamentale, che le coalizioni non servono a niente, se assommano partiti grandi e partiti piccoli, tutti uguali: se sono tutti uno la copia dell’altro alla fine i cittadini preferiscono solo il più grande e i piccoli scompaiono".

 

"Fino ad ora le differenze, dobbiamo avere il coraggio di riconoscerlo – ha osservato Cesa – non si sono percepite se non sugli slogan: contare solo su qualche ministro di Area Popolare che ogni tanto prova a mettere la testa fuori per dire “Quella cosa lì, approvata dal governo Renzi, sembra voluta da Renzi o dal Pd ma in realtà era proprio quello che volevamo noi”, non serve a niente. E’ inefficace e, permettetemi, è avvilente. Se fosse stato diversamente non saremmo fermi nei sondaggi come Area Popolare – è la cruda analisi di Cesa – ; né può essere un alibi per noi il movimentismo politico di Renzi, perché con tutta la sua velocità e i suoi spostamenti il Pd non sta allargando il proprio consenso, anzi lo riduce. E proprio per questo siamo convinti che arriveremo ad un cambiamento dell’Italicum che apra la strada alle coalizioni, con l’allargamento del premio di maggioranza dal primo partito a tutta la coalizione".