Governo. Quagliariello, “Senza riforme condannati a larghe intese”

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Governo. Quagliariello, “Senza riforme condannati a larghe intese”

Governo. Quagliariello, “Senza riforme condannati a larghe intese”

08 Settembre 2013

Intervenendo al forum Ambrosetti di Cernobbio, il ministro Gaetano Quagliariello ha richiamato "l’urgenza delle riforme" perché "nei periodi di recessione il costo economico e sociale di istituzioni che non funzionano diventa insostenibile". In particolare, Quagliariello ha posto l’accento sulla necessità di "superare il bicameralismo perfetto; assicurare governabilità e una fisiologica alternanza bipolare attraverso l’investitura popolare del vertice dell’esecutivo, secondo il modello che sarà prescelto tra indicazione diretta e rafforzamento del premier o elezione diretta del presidente della Repubblica; razionalizzare i livelli di governo territoriale e il rapporto di questi con lo Stato centrale".

Infine, "intervenire sulla legge elettorale sapendo però che questa da sola, senza una riforma delle istituzioni, non basta". In conclusione, Quagliariello ha evidenziato "un paradosso". "In entrambi i due maggiori partiti – ha spiegato – c’è una dialettica tra chi da un lato ritiene che un governo della propria parte sarebbe stato preferibile ma ha accettato in una situazione eccezionale di compiere un pezzo di strada insieme per ridisegnare il campo di gioco e poter poi ritornare a una ordinaria contrapposizione, e chi dall’altro ritiene che l’avversario sia un nemico, che con il nemico non si possa collaborare mai e che quindi sia meglio metter fine subito a questa esperienza". Il "paradosso", secondo il ministro delle Riforme, è che "se il governo reggerà e si riusciranno a fare le riforme istituzionali, dalla prossima volta si potrà tornare a una fisiologica democrazia dell’alternanza, con un centrodestra e un centrosinistra alternativi e una parte che governa e un’altra che garantisce l’opposizione".

"Chi invece vorrebbe far saltare tutto, per quelle che Popper avrebbe definito ‘conseguenze inintenzionali’, bloccando la riforma delle istituzioni creerebbe le premesse per una ingovernabilità ancora più grave e per nuove probabili larghe intese".