Governo. Tregua armata, Bossi interviene: “Troppi pasticcioni nel Pdl”

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Governo. Tregua armata, Bossi interviene: “Troppi pasticcioni nel Pdl”

24 Ottobre 2009

Pace forse fatta ad Arcore, dopo l’incontro tra Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti. I report ufficiosi parlano piuttosto di una tregua armata, siglata a denti stretti dal premier e dal titolare del Tesoro. Il primo avrebbe di fatto per ora eluso la richiesta, ribadita dal ministro dell’Economia, di una sua vicepremiership.

Nel carniere del premier anche una maggiore "apertura" (enunciata almeno a parole da Tremonti) al dialogo e al confronto con gli altri ministri sulla politica economica, fermo restando che il capo del governo è deciso ad avocare a sé l’ultima parola sulle scelte da fare. Il titolare del Tesoro porterebbe intanto a casa una "non sconfessione" ed una nuova frenata sul taglio dell’Irap, che resta un obiettivo ma da raggiungere solo nel rispetto dei conti. "A proposito della dichiarazione del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi al Congresso della Cna sulla riduzione dell’Irap si ribadisce ancora una volta che questo obiettivo è nel programma di governo e che esso sarà realizzato quando sarà definita la sua copertura senza provocare aumenti di deficit e di debito pubblico", è infatti la nota del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti, che suggella a sera la (momentanea?) cessazione delle ostilità.

Restano però forti malumori nel Pdl, che potrebbero affiorare a breve, quando si tratterà di affrontare il capitolo Finanziaria e scendere nei dettagli di singoli provvedimenti economici che danno voce in capitolo ad altri ministri. Più che pace, quindi, una pausa di riflessione, dopo una giornata nella quale il leader della Lega Umberto Bossi ritaglia per sè, a dispetto di tutto, un ruolo centrale. Nessuno infatti vede entrare Giulio Tremonti a Villa San Martino, in tarda mattinata. Così si ipotizza che l’incontro fissato ad Arcore per mezzogiorno stia per saltare, come quello di ieri. Invece, premier e ministro dell’Economia stanno già da un pezzo uno di fronte all’altro, in un primo faccia a faccia senza Lega. Ma a ruota si presentano in villa anche Umberto Bossi e Roberto Calderoli. È proprio il leader del Carroccio a fare un primo resoconto ufficiale dell’incontro, che lascerà alle opposizioni gioco facile nel dire "è Bossi che comanda", come fa il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini. In sintesi: "Il governo è solido, siamo tutti una stessa famiglia"; "Finchè vivo io Tremonti non avrà problemi", "Taglieremo l’Irap, ma con il tempo". Ciò che più spicciamente Roberto Calderoli traduce in un "non c’è trippa per gatti", cioè non sono alle viste crisi di governo.

C’è invece "un clima costruttivo, lucidità e chiarezza verso gli obiettivi". È ancora Bossi, più tardi, a descrivere così lo stato dell’arte: "Sono i soliti pasticcioni del PdL. Nei partiti ci sono persone invidiose. C’è gente che vuole spendere perchè pensa che solo così verrà eletta. Ma ora non si può spendere, altrimenti l’Europa ci uccide. Adesso però abbiamo trovato la soluzione". Ed è ancora Bossi – sebbene Calderoli neghi si sua discusso di Irap e Regionali – ad annunciare che "l’accordo è chiuso ed il Veneto va alla Lega". E ad aggiungere: "È stata una buona giornata, abbiamo risolto. Io paciere? Berlusconi e Tremonti si pacificheranno da soli. Tremonti non se ne va. L’incidente è chiuso".

Nel Pdl lo scontento è forte, nonostante le rassicuranti dichiarazioni di diversi ministri ("L’incontro appianerà tutti i problemi", Roberto Maroni; "L’esecutivo è solido e coeso, ma c’è chi destabilizza mentre i giornali danno della realtà un’idea deformata", Claudio Scajola; "Tremonti non è in discussione, ma sia più tollerante", Ignazio La Russa). In particolare, gli ex di An rimuginano malmostosi sull’ "errore" del premier: aver ricevuto insieme Tremonti e Bossi, di fatto ricascando nel rituale delle cene riservate con il Carroccio del lunedì, che tanto irrita Gianfranco Fini.

Il trionfalistico annuncio di Bossi sul Veneto alla Lega, invece, viene considerato l’epilogo inevitabile di uno dei nodi sulle regionali, che però verranno ufficialmente sciolti nell’imminente vertice a tre (Berlusconi-Fini-Bossi) dove si dovrà definire il destino di Giancarlo Galan e definire soprattutto la candidatura per il Piemonte, oltre a chiudere il cerchio su Lazio e Campania.