Governo, Verdini punta i piedi: “pronti a dire No a esecutivo fotocopia”

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Governo, Verdini punta i piedi: “pronti a dire No a esecutivo fotocopia”

12 Dicembre 2016

Seguendo il famoso principio anglosassone, “no taxation without representation”, Danis Verdini chiede una rappresentanza di due ministri a Gentiloni, visto che deve pagare pegno con il proprio sostegno al nuovo governo. Lo fa lanciando un messaggio chiaro al futuro premier, proprio mentre questo si trova a colloquio con il Presidente Mattarella. 

“In questi giorni – si legge nella nota di Denis Verdini ed Enrico Zanetti (Ala-Scelta civica) – abbiamo rappresentato al Presidente della Repubblica e successivamente al Presidente del Consiglio incaricato la nostra disponibilità e il nostro senso di responsabilità: siamo convinti che il Paese abbia bisogno di un governo nella pienezza delle sue funzioni, sufficientemente forte per far fronte alle immediate emergenze economiche ed internazionali legate al ruolo del nostro Paese, e alla imprescindibile necessità di una legge elettorale che, a nostro avviso, non può che essere il frutto del lavoro del Parlamento della Repubblica e che doveva e deve assicurare il giusto equilibrio tra rappresentanza e governabilità, senza rinunciare, in nome di pasticciate maggioranze, a quest’ultimo principio”. 

“Di tutto ciò  – prosegue – non abbiamo avuto dal presidente del Consiglio incaricato alcun riscontro: al contrario apprendiamo la seria possibilità che venga varato un governo ‘fotocopia’, senza alcun approfondimento sulle questioni in campo – continuano – Di conseguenza, in coerenza con un’azione che in questi ultimi diciassette mesi ha assicurato al Paese la governabilità e la realizzazione di importanti provvedimenti senza alcuna contropartita, non voteremo la fiducia a un governo che ci pare al momento intenzionato a mantenere uno status quo, che più dignitosamente sarebbe stato comprensibile con un governo Renzi-bis”. 

Verdini – riferiscono fonti parlamentari – avrebbe avanzato nei giorni scorsi la richiesta due ministeri per il gruppo, ovvero una promozione per il viceministro Zanetti e un ingresso per un esponente del gruppo. 

Si caldeggiava l’ingresso di Romano o di un costituzionalista d’area. Di sicuro non Marcello Pera, l’ex presidente del Senato che non era mai entrato nella trattativa e oggi si è sfilato dal totonomine.

Ora l’avviso a Gentiloni: senza i ministri no alla fiducia, soprattutto al Senato, con i 18 senatori verdiniani. I renziani non nascondono che si ragionerà di giorno in giorno, considerando che l’obiettivo è sempre quello di arrivare al voto in tempi brevi. Ovvero, se dovesse cadere il governo ci dovranno essere per forza le elezioni anticipate, questo il ragionamento. 

Del resto lo stesso Renzi, augurando buon lavoro a Gentiloni, oggi in direzione ha spiegato che occorre comunque andare a votare il prima possibile.