Grande Marchini sulle unioni civili!
10 Maggio 2016
Grande Marchini! “Non ho nulla contro il riconoscimento dei diritti civili, ma non è compito del sindaco fare queste cose, per cui non celebrerò unioni gay se dovessi vincere le elezioni”, ha detto oggi il candidato sindaco al Comune di Roma parlando durante il forum all’ANSA.
Come Marchini, altri sindaci italiani hanno detto no, non si sono arresi cioè al dover celebrare matrimoni tra persone dello stesso sesso, anche dopo l’approvazione in Senato dell’ormai ex ddl Cirinnà, la legge sulle unioni civili divenuta nel frattempo legge Renzi-Alfano-Verdini.
Tanto più che in parlamento c’è chi – per esempio i deputati del movimento Idea – ha chiesto nelle commissioni competenti che venga data la possibilità di esercitare la obiezione di coscienza sulla celebrazione, registrazione o trascrizione delle unioni gay. Ma tutti gli emendamenti delle opposizioni sulle unioni civili sono stati bocciati.
Fanno bene, dunque, i candidati sindaci come Marchini e gli altri primi cittadini che in Italia si oppongono ai matrimoni gay a dire apertamente come la pensano. Tanto più che questa legge sulle unioni civili continua a suscitare tante, troppe perplessità.
Si dice che è stata tolta la stepchild adoption, ma in realtà, attraverso l’articolo 20, si apre la porta alla magistratura sulle adozioni gay, come abbiamo visto dopo l’approvazione del ddl sulle unioni civili in Senato: sono già cinque le sentenze emesse dai tribunali che consentono l’adozione del figlio del partner. Insomma, la stepchild c’è, lo dicono le sentenze.
Ecco perché, davanti a un legge sulle unioni civili ipocrita, che in queste ore viene votata ricorrendo alla fiducia chiesta dal governo, che equipara le unioni gay al matrimonio, che legittima le adozioni gay e apre alla pratica odiosa dell’utero in affitto, davanti ad una prova di forza del governo e ad un testo che fanno strame della Costituzione, sosteniamo chi, come Marchini, dice che non celebrerà i matrimoni gay.