Grandi specie marine a rischio, sopravviveranno i più piccoli?
18 Settembre 2016
I grandi animali marini sono a rischio estinzione, lo dice una ricerca dell’università di Stanford pubblicata da Science. Lo studio, che ha preso in considerazione 2.497 gruppi di vertebrati marini e molluschi negli ultimi 500 anni, teorizza una nuova grande estinzione di massa dei grandi animali marini come quelle che hanno contraddistinto la storia della Terra nei secoli passati.
Secondo Johnathan Payne, il direttore della ricerca, “Molte specie di grandi dimensioni giocano un ruolo decisivo negli ecosistemi e la loro estinzione potrebbe portare a ricadute ecologiche che influenzerebbero la struttura e il funzionamento degli ecosistemi stessi in futuro”. A rischio, tra le altre, anche specie molto comuni, come il tonno e i merluzzi, decimati dalla pesca intensiva.
Sempre secondo Payne, paleobiologo a Stanford, in passato le creature più erano piccole più erano inclini a morire, o le loro dimensioni non avevano questa rilevanza. Al momento, dunque, quasi nessuno delle specie che hanno in media una misura di 0,4 pollici (1 centimetro) sono a rischio di estinzione, mentre lo sono il 23 per cento degli esseri lunghi 3,9 pollici (10 centimetri), il 40 di quelle di 39 pollici (1 metro) e l’86 per cento di quelle di 32,8 piedi (10 metri) sono vulnerabili.
Non si tratta comunque di animali estinti ma finiti nella lista rossa delle specie minacciate, questo si. “La percentuale di specie minacciate aumenta enormemente al crescere della dimensione del corpo”, ha spiegato Payne. Ad esempio la balena blu, il più grande animale marino vivente al mondo, lungo 100 piedi: appare nella lista degli animali in via di estinzione stilata da IUCN e ha perso fino al 90 per cento della sua popolazione negli ultimi tre generazioni.
La vita va molto meglio a tanti pesciolini o alle creature acquatiche bioluminescenti, che sono lunghe circa tre pollici, popolazione stimata in migliaia di miliardi al mondo. Secondo Payne, che si è concentrato sullo studio dei fossili negli oceani, l’estinzione di massa di 65 milioni di anni fa, che ucciso i dinosauri, non ha ucciso fuori specie marine più grandi a tassi più elevati rispetto a quelli più piccoli, mentre questo sta accadendo nella nostra epoca.
Lo studio di Stanford “ci mostra una insolita crisi della biodiversità “, ha detto Boris Worm, scienziato marino alla Dalhousie University in Canada. “Abbiamo avuto estinzioni di massa in passato. Questa sarebbe totalmente diversa da quello che è successo prima”.
Lo studio di Payne non spiega comunque i motivi per cui queste specie sarebbero minacciate, fatto sta che sul banco degli imputati finiscono gli esseri umani, pesca e caccia, degrado ambientale, riscaldamento degli oceani avrebbero reso più difficile la sopravvivenza per i più grandi animali marini.
Payne ha pure spiegato che c’è ancora speranza, dal momento che queste specie non sono ancora estinte. Le foche elefante del nord avevano una popolazione inferiore a 100 esemplari nei primi anni del 1910, ma ora sono più di 100.000 forte. Ma sono l’eccezione.
Secondo Wordm: “Addolora sapere che questi animali potrebbero sparire in una generazione o due. Non si può immaginare un mondo senza di loro. Si tratta di una parte così importante e bella del nostro pianeta”.