Grasso paladino delle adozioni gay. Lo sarà anche per l’utero in affitto?
26 Gennaio 2018
Fino ad ora, in questo primo scorcio di campagna elettorale, quasi nessuno ne aveva parlato. Oggi ci ha pensato Pietro Grasso, presidente del Senato e leader di Liberi e Uguali, a riportare in auge il tema della stepchild adoption e delle adozioni gay. “Occuparsi del figlio del partner più che un diritto mi sembra un dovere: siamo sempre stati d’accordo, lo saremo ancora” dice sulla stepchild adoption. E al giornalista di Radio24 che gli chiede se è favorevole anche all’adozione di bambini da parte delle coppie gay, risponde così: “È possibile che si arrivi anche a questo, non mi scandalizzerei, già avviene per sentenze di Stati esteri che vengono riconosciute dai magistrati, e se già avviene tramite la magistratura non si capisce perché non dovrebbe esserci una disposizione legislativa”. Chiarissimo.
Quindi, Grasso conferma – qualora ce ne fosse ancora bisogno – quello che abbiamo sostenuto più volte: e cioè che il famoso stralcio della stepchild adoption dalla legge sulle unioni civili, sbandierato dal buon Alfano come una vittoria, in realtà è stata pura finzione. E questo è certificato non solo dal fatto che le sentenze in materia, come ci ricorda lo stesso Grasso, continuano ad arrivare ma soprattutto per il fatto che la magistratura agisce in tal senso su preciso input della legge sulle unioni civili, in particolare del comma 20.
In ogni caso, ringraziando il presidente Grasso per questa sua precisazione in materia, a questo punto una domanda sorge spontanea: cosa pensa il leader di LeU sull’utero in affitto? Domanda per nulla fuori luogo in quanto sappiamo tutti che, in genere, le coppie maschili dello stesso sesso, oltre che ricorrere all’adozione, per avere figli non possono che fare ricorso alla maternità surrogata, se ne vogliono con un legame biologico. E, non a caso, è proprio la domanda implicitamente contenuta nella lettera-appello che alcune femministe – riunite in una rete di associazioni, gruppi e singole tra cui Se Non Ora Quando Libere e il Coordinamento italiano della Lobby europea delle donne – hanno rivolto qualche giorno fa ai segretari di partito impegnati nella corsa elettorale, chiedendo un impegno a mantenere e rendere efficace il divieto alla maternità surrogata. Non solo. Ma anche di assumere misure per impedirne l’aggiramento e di agire a livello internazionale perché questa pratica venga progressivamente abolita.
Come (e se) risponderà il presidente Grasso a questo appello, al momento non è dato sapersi. Non certo con lo slogan scelto per la sua campagna elettorale “Per i molti e non per i pochi”, dato che la maternità surrogata non è certo accessibile “ai molti”. E nemmeno con il nome scelto dalle sinistre unite “Liberi e uguali” dato che le donne che praticano maternità surrogata sono tutt’altro che libere e uguali alle altre.