Graziano Mesina si becca 30 anni di carcere, “la droga non so cos’è”
12 Dicembre 2016
Graziano Mesina, “Grazianeddu”, uno dei più noti criminali italiani, è stato condannato a 30 anni di carcere per associazione a delinquere per traffico di droga. Il verdetto della seconda sezione penale del tribunale di Cagliari è ancora più pesante della richiesta del pubblico ministero Gilberto Ganassi che, per l’ex primula rossa del Supramonte, aveva chiesto la condanna a 26 anni di carcere.
Assieme a Mesina oggi sono stati condannati altri quattro componenti dell’organizzazione a pene tra i 16 e i 2 anni mentre altri venti, accusati a vario titolo di far parte della banda, il 23 luglio scorso erano stati condannati a pene tra i 2 e gli 11 anni. Graziano Mesina, che aveva ottenuto la grazia nel 2004 dal Capo dello Stato dopo quasi 40 anni trascorsi in carcere – ed era passato alla storia delle carceri italiane per 22 evasioni, 10 delle quali riuscite – è stato quindi considerato il capo di un’organizzazione che aveva contatti con un clan di calabresi che operava sulla piazza di Milano in grado di fare arrivare in Sardegna anche 15 chili di eroina a viaggio.
Mesina, oggi 74enne, ritenuto il leader carismatico della banda, si è sempre difeso negando ogni responsabilita’: “La droga non l’ho mai toccata e se la vedo neppure la riconosco”, aveva detto in aula il 5 maggio scorso negando di aver mai fatto parte di una banda, “neppure quando ero latitante”. Mesina, detenuto nel carcere di Badu e Carros a Nuoro, non era presente in aula al momento della lettura della sentenza. In Italia, a mitizzare la figura di Graziano Mesina ci aveva pensato l’editore Giangiacomo Feltrinelli che aveva ipotizzato una rivoluzione sul modello cubano nel nostro paese, individuando proprio in Mesina una sorta di nuovo Fidel Castro.
Ma la storia del bandito Mesina, il più famoso bandito sardo del dopoguerra, che svolse un ruolo si dice chiave nel rapimento del piccolo Farouk Kassam, a quanto pare, sembra destinata a finire dietro le sbarre.