Grazie a David Petraeus
17 Dicembre 2007
Grazie a David Petraeus e ai suoi uomini, la nazione irachena è oggi assai più libera di un anno fa. Per l’Occidente è una vittoria e lo si deve dire alto e forte. Lo meritano i soldati americani e lo meritano soprattutto quei patrioti iracheni che hanno sfidato Saddam, le sue prigioni, le sue torture, le sue turpitudini. Le quali gli erano sopravvissute e avevano portato alcuni in Europa a parlare di “occupazione” americana o, peggio, di “imperialistica” esportazione della democrazia.
Nei giorni scorsi, grazie ad una meritoria iniziativa, è stato possibile incontrare a Roma voce e volti di democratici che lottano per la democrazia nel mondo islamico. Tra essi, Mithal al-Alusi, iracheno, credente nella religione della libertà e nel futuro del suo paese, i cui figli furono brutalmente trucidati da quanti addebitavano al loro padre la colpa di non saper odiare Israele, gli Usa, l’Occidente. Anche di fronte alla memoria dei suoi figli, Mithal al-Alusi non lo ritiene una colpa ma un diritto e lo vorrebbe esteso a tutti i suoi concittadini. Di qui, come egli ebbe a dire a Roma, il suo sentirsi schierato e impegnato al fianco di David Petraeus.
Il che implica, dal nostro punto di vista, una sorta di dovere dell’imperialismo, nel senso in cui dell’impero e delle responsabilità che vi si legano erano soliti parlare i Montesquieu e i Gibbon. Se poi si preferisce sentirsi dalla parte di Gino Strada, proprio per non schierarsi con David Petraeus, le bandiere dell’antimperialismo e del pacifismo europeo hanno tutti i colori del peggior egoismo, quasi dell’oltraggio a quell’idea di patria per la quale morirono i figli di Mithal al-Alusi. L’Occidente vero è tutt’altro: dopo Monaco con Churchill, dopo Abu Ghraib col generale Petraeus, mai disattento ai doveri dell’imperialismo.