Grazie al golf anche il Sud andrebbe in buca

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Grazie al golf anche il Sud andrebbe in buca

Grazie al golf anche il Sud andrebbe in buca

05 Settembre 2007

Un’idea per il Sud: più campi da golf. La grande attrazione per turisti di fascia alta, in prevalenza stranieri. Un target ricercatissimo ma neanche (troppo) esclusivo. Clienti fidelizzabili, ai quali sottoporre un’offerta flessibile e di qualità,  con servizi all’altezza. Allestendo percorsi e strutture collegate tra loro, come in un Circolo di circoli. Promuovendo occasioni di “ben vivere” anche lontano dal green. La scommessa puntata sul Mezzogiorno d’Italia tiene conto delle due variabili più considerate, dai giocatori in vacanza: ambiente naturale d’interesse e clima favorevole, beneficiato da autunni e inverni temperati. Ritorno sugli investimenti garantito, anche nel breve-medio periodo. Basterà imitare i modelli Portogallo, Spagna, Francia, Grecia. E anche le nostre Sicilia, Puglia, Campania, Basilicata, Calabria andranno in buca al primo colpo d’offerta-turistica-che-ha-fatto-sistema, come già tante regioni europee (Algarve, Costa del Sol, Provenza, Calcidica). Come già le Hammamet, le Marrakech, le Sharm el-Sheikh del vicino Nord Africa.

Di un’idea per il Sud, di più campi da golf, si parla da anni. Nel frattempo, dal 2000 al 2005, questo promettente comparto turistico ha poi fatto boom!, gonfiando un volume d’affari anche superiore alle aspettative (di per sé ottimistiche) degli addetti al settore nell’area mediterranea. Sono circolati più turisti; sono aumentati gli stessi giocatori locali; l’offerta si è diversificata e puntualmente integrata – di distretto in distretto – con altri tipi di vacanza: resort, soggiorno balneare, commercio ed eventi. Sull’erba dei club a Occidente soffia ora impetuoso il vento dell’Est, una corrente del golf che annuncia il cambio di stagione. Per un verso, fanno rotta verso gli scali dei paesi latini un numero crescente di viaggiatori russi, cechi o ungheresi, con tanto di mazze al seguito: attirati soprattutto dalla qualità dei servizi proposti, nonché dalla bellezza e mitezza dei luoghi raggiunti. Per l’altro, quasi non si contano le inaugurazioni di nuove strutture o le riaperture di vecchi percorsi ammodernati, dalla Slovenia fin su alla Polonia e giù alla Turchia. Dice: tanti campi, a quelle latitudini, non avranno certo dalla loro il clima. Già. Ma i prezzi che espongono consorzi e agenzie specializzate sono a prova di concorrenza. E il fattore stagionalità viene sfruttato appieno (con ribassi molto più consistenti, che non quelli praticati in Inghilterra o in Olanda, ad esempio).

Presa nel mezzo dalla crescita di Spagna e Portogallo (e da quella dei paesi dell’Est) l’offerta turistico-golfistica del nostro Sud è parsa insabbiarsi in un bunker dal quale è perlomeno arduo, possa un giorno fuoriuscire. E non è che manchino le isole felici, almeno un paio di percorsi gioiello, tanti volenterosi con spirito d’intrapresa e capacità di gestione. No. Al solito, difetta il contesto. Ogni tentativo di collegamento tra i siti è frustrato dalla carenza d’infrastrutture e da lungaggini burocratiche e amministrative. L’eccellenza di un campo stride con la disorganizzazione della ricettività territoriale. L’immagine del golf italiano, e di quello meridionale in particolare, risulta nel complesso troppo frammentata e indefinita, perché possa competere su questo mercato turistico. «Non c’è niente da fare: il Sud non ha alcuna speranza», chiosa rassegnato Dominique Antognoni, direttore del magazine «Golf Life». Il sogno di un Mezzogiorno verde-green, più ricco e più moderno, si scontra tuttoggi con una realtà quasi da incubo. Quanto ci si mette, in Golf Car, da Salerno a Reggio Calabria?