Grecia: dopo il funerale di Alexis altri scontri e scatta lo sciopero
10 Dicembre 2008
Le isole della Grecia, quelle meno turistiche, sono una delle centrali dell’internazionale noglobal. Sulle spiagge dorate di Ikaria qualche decennio fa i Colonnelli deportavano i comunisti dal continente. Oggi invece s’incontrano gli anarchici e i punkabbestia di mezzo mondo per discutere le parole chiave del movimento spacca vetrine. Come tenere in ostaggio la popolazione civile boicottando il capitale. Come danneggiare la polizia senza farsi male. Una prassi che è solo un gradino più in basso dell’eversione terrorista.
Tra le sigle del movimento greco è saltata fuori anche una “Brigata Giuliani” che ispira a Carlo, la vittima delle giornate di Genova. E’ la generazione col casco da motociclista che brucia gli alberi di Natale perché odia la proprietà privata. I figli dell’autonomia che hanno perso ogni creatività. Giovani e meno giovani infatuati da un esasperante nichilismo. Lo scrittore Hans Magnus Enzesberger li ha definiti “perdenti radicali” e si riferiva ai mostri senza cuore del liceo di Columbine, ai kamikaze islamisti e ai loro progenitori nipponici. Ma non c’è dubbio che sia la morte – il sacrificio supremo – il trait d’union con i martiri dell’antagonismo militante.
In questa ideologia trasversale cambiano gli obiettivi ma il nemico è uno solo,
La marmaglia con le sue lugubri bandiere nere e le marcette orwelliane non è sola nella lotta. Il fatto che questi gruppi si stacchino dalle cosiddette manifestazioni pacifiche per attaccare la polizia e depredare la città dimostra che i manifestanti li tollerano o comunque capiscono la loro motivazione. Chi scende in piazza perché è senza lavoro o senza permesso di soggiorno è disposto a sfogarsi con una bella dose di violenza anarcoide. E a farne stupidamente le spese.
Siamo abituati a immaginare il blocco nero come un’ammucchiata di passamontagna e piercing sul buco del culo. Ma questi hanno dei fiancheggiatori: una rete di computer, videomakers, avvocati e medici amici. I “riot” vengono documentati e condivisi su You Tube. Ecco le prove della “repressione capitalista”! Ecco una tecnica degna di Hamas.
Anche i salotti degli intellos svolgono la loro parte. Lo scrittore e diplomatico greco Vassilikos sa benissimo qual è la differenza tra fascismo e democrazia visto che ha studiato il regime dei Colonnelli. Ma sentite cos’ha detto al Corriere: “Quello di Alexis è stato un assassinio, non solo, un assassinio a sangue freddo. Il ragazzo è diventato un eroe e io non so che cosa accadrà al mio Paese”. Aggiunge che sua figlia sta partecipando alle proteste degli studenti. Quindi nelle strade non c’è solo la truppa anarchica allo sbaraglio ma anche i ragazzi di buona famiglia. L’onda che avvolge i giovani – sempre secondo Vassilikos – tocca anche la destra: “Penso che ormai siano coinvolti anche i giovani del partito di governo”. Un bel modo di gettare benzina sul fuoco.
In Grecia c’era e c’è un forte movimento popolare, socialista e comunista, che riempie le piazze – strumentalmente o no lo vedremo presto. Limitiamoci ad annotare che, subito dopo la morte di Alexis, il leader dell’opposizione socialista Papadopulos ha chiesto al premier Karamanlis di lasciare il governo. Guarda dove te lo metto il rispetto. Intanto Karamanlis si prepara a staccare un assegno di 100 milioni di euro per ripagare i danni dell’Arancia Meccanica.