Grecia ultima fermata, chiude la “rotta balcanica”

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Grecia ultima fermata, chiude la “rotta balcanica”

11 Dicembre 2015

Idomeni, cittadina greca al confine con l’ex Repubblica Yugoslava della Macedonia (FYROM), è divenuta la porta di accesso all’Europa per migliaia di migranti che dalla Turchia raggiungono via mare le isole greche e poi la terraferma. Da Atene il viaggio prosegue via bus o taxi… direzione Idomeni, l’ultima stazione dove il sogno europeo sembra però essersi infranto, almeno per il momento.

Da gennaio a oggi, Frontex stima che lungo la cosiddetta "rotta balcanica" siano transitati almeno 102 mila migranti. Un flusso dalle enormi proporzioni, sempre più difficile da gestire per i Paesi della regione. Così, all’indomani degli ultimi attacchi terroristici compiuti a Parigi, FYR Macedonia, Serbia, Croazia e Slovenia hanno deciso di ristabilire controlli più serrati alle frontiere.

Dopo una temporanea chiusura del confine con la Grecia, dal 19 novembre le autorità di Skopje consentono l’ingresso esclusivamente secondo il criterio della nazionalità, attestata in base alla documentazione rilasciata in Grecia a migranti provenienti da zone di guerra quali Siria, Iraq e Afghanistan.

I migranti considerati "economici" provenienti da paesi quali Iran, Kurdistan, Palestina, Pakistan, Algeria, Nepal, Marocco, Bangladesh o Somalia, vengono respinti. I controlli sono minuziosi e molti, oltre alla speranza di proseguire il viaggio, hanno perso anche gli ultimi soldi spesi per procurarsi documenti falsi.

Il 28 novembre, per impedire il passaggio dei migranti le forze di sicurezza della FYR Macedonia hanno eretto, tra Idomeni e Gevgelija, una barriera di separazione alta due metri e mezzo. Si tratta di una rete metallica sormontata da filo spinato che impedisce di aggirare il muro. Dopo il tramonto, i migranti si avviano nei campi nel tentativo di attraversare clandestinamente la frontiera con il favore della notte. In pochi ci riescono, la maggior parte viene individuata e respinta in Grecia.

La mattina del 9 dicembre, per consentire la ripresa dei servizi ferroviari destinati al trasporto di merci dalla Grecia verso altri paesi europei, circa 200 agenti antisommossa, dopo aver allontanato giornalisti e fotografi, hanno sgomberato l’area occupata dai migranti, caricandoli su autobus diretti ad Atene.

La chiusura del confine tra Grecia e FYR Macedonia ha imposto un brusco stop a migliaia di migranti “economici”, molti dei quali fuggono da regimi o da situazioni di miseria e personali ormai insostenibili. Per loro, tuttavia, non sembrano essere pronte soluzioni che ne consenta il transito.

Al contrario, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha espresso forte preoccupazione per i rischi associati ad una serie di nuove restrizioni, non coordinate, ai confini di diversi paesi nei Balcani, che potrebbero aggravare gli aspetti umanitari della crisi.

La chiusura della "rotta balcanica" prelude a una ripresa degli sbarchi di rifugiati e migranti dal Nord Africa, in particolare dalla Libia, sulle coste italiane. La "rotta mediterranea" tornerà molto probabilmente al centro delle attenzioni delle organizzazioni criminali che continuano a sfruttare incontrastate il traffico mondiale di esseri umani verso l’Europa.
 

(Testi e Foto: Massimo Mazzotta)