Greta, Carola e Olga: le tre eroine “contro il potere” ma funzionali ai potenti

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Greta, Carola e Olga: le tre eroine “contro il potere” ma funzionali ai potenti

Greta, Carola e Olga: le tre eroine “contro il potere” ma funzionali ai potenti

27 Agosto 2019

L’ambientalismo, l’accoglienza e il costituzionalismo all’acqua di rose: sono queste le mode del momento per l’intellighenzia mainstream, la quale non tratta queste tematiche con la serietà che esse richiederebbero e, anzi, spesso, le accompagna con un’altra tematica molto in voga, ossia quella del femminismo contemporaneo. In questa ottica, dunque, le eroine del momento sono Greta, Carola ed Olga, che lottano contro i non meglio identificati “potenti del mondo”.

Greta Thunberg, la protettrice dell’ambiente, ha manifestatamente e più volte accusato politici e multinazionali di essere colpevoli del cambiamento climatico e di non aver fatto nulla per fermarlo, perché troppo impegnati a rincorrere il profitto. Sarà anche vero, certamente. Peccato che, a quanto pare, anche lei e la sua famiglia rincorrano qualche profitto – sebbene abbia la maschera della buona causa – vendendo libri sul tema ambientale e avendo gestito, in passato, la start-up We Do not Have Time. Peccato, ancora, che la sua battaglia sia apertamente sostenuta da Albert Arnold Al Gore, il 45° vicepresidente degli Stati Uniti sotto la presidenza Clinton e tutt’ora membro del consiglio di amministrazione di Apple Inc.: non esattamente una persona poco potente, dunque, che, peraltro, opera per una multinazionale non esattamente ambientalista.

Carola Rackete, la paladina dei migranti, ha avuto l’ardire di sfidare il Ministro degli Interni (o forse ex) Matteo Salvini. La giovane, infatti, per far attraccare al porto di Lampedusa la nave Sea Watch, alla quale l’attracco era stato vietato ha schiacciato sulla banchina del porto medesimo una motovedetta della Guardia di Finanza. Un incidente sfiorato per un pelo, perché solo grazie ad una rapida manovra del pilota, l’imbarcazione delle Fiamme Gialle è riuscita a sfilarsi e ad evitare un disastro. Dunque, schiacciare su una banchina probabili padri di famiglia, che stavano solo svolgendo il loro lavoro, ossia adempiere agli ordini, indica sicuramente una sfida aperta ai potenti.

Olga Misik, la tutrice della Costituzione russa e oppositrice di Putin, ha ben pensato di leggere la stessa seduta davanti a delle scale, nel corso della manifestazione organizzata da Alexei Nalvany contro il Cremlino, accusato di aver sbarrato la strada ai candidati indipendenti delle municipali di Mosca. Peccato che in Russia, determinate proteste, anche pacifiche, se non autorizzate, possono portare all’arresto immediato: ne sa qualcosa anche Matteo Salvini, che ha rischiato di essere arrestato in Piazza Rossa, nel 2016, a causa dell’esposizione non autorizzata di uno striscione con su scritto “Io voto No. A dicembre Renzi a casa”.

“I potenti del mondo”, possono, dunque, dormire sonni tranquilli.