Greta Thunberg, se l’ideologia ecologista diviene marketing…

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Greta Thunberg, se l’ideologia ecologista diviene marketing…

18 Aprile 2019

Greta di qua, Greta di là. Il nome spopola, soprattutto sul web. Greta Thunberg, sedicenne svedese, è la nuova paladina dell’ennesima battaglia che si presenta con una iniziale credibilità, trasformata, però, nella consueta battage modaiola dai connotati radical-chic. 
Si batte – dice – per arginare il cambiamento climatico e limitare l’inquinamento mondiale. E pare che ora tutti si siano accorti che il mondo “è inquinato”. Insomma, ora siamo tutti ambientalisti. E fin qui ci può stare.

Tuttavia, quando si inizia a sapere, per esempio, che a motivo della protesta, Greta ha smesso di frequentare la scuola dal 20 agosto 2018, fino alla data delle elezioni legislative del 9 settembre del medesimo anno, allora viene da storcere un po’ il naso – senza fare i moralisti, ovviamente. 

Pare, infatti, che il rifiuto dell’istruzione e dell’ambiente scolastico non abbiano nessun nesso razionale con la sua battaglia – o presunta tale – la quale, anzi, alla luce di ciò, appare molto ideologica e poco logica, essendo combattuta a suon di viaggi per il mondo e di ricerca della notorietà. La ragazza, infatti, è stata presente, nei giorni scorsi, al Parlamento Europeo, da cui non ha mancato di segnalarci che “votare alle elezioni europee è importante”.

Tutti (o quasi) l’hanno accolta bene. Tuttavia, sondaggi alla mano, sembra che i partiti presenti nel Parlamento Europeo disposti a darle credito, potrebbero essere surclassati da altri che, invece, guardano con sospetto Greta e, soprattutto, il suo entourange: infatti, la giovane fanciulla è affiancata da Ingmar Rentzhog, esperto di marketing e proprietario della startup “We Do not Have Time”, che è lo slogan di Greta, la quale è stata inserita nel direttivo della società stessa. La start-up, lanciando una raccolta fondi, in pochissimi giorni, ha accumulato 2,8 milioni di euro, spopolando nel mercato dei servizi relativi ai cambiamenti climatici e alla sostenibilità. 

All’inizio del 2019, Greta ha partecipato agli incontri del World Economic Forum di Davos, in Svizzera, in cui ha manifestatamente accusato politici e grandi aziende di essere consapevoli da tempo dei rischi del cambiamento climatico, ma di non avere fatto quasi nulla per mero calcolo politico o per aumentare i profitti.

Peccato che solo nel 2017, come riporta questo sito, siano stati uccisi 191 attivisti ambientali. Perché certo potere politico e quello industriale sembrerebbe eliminare, anche fisicamente, coloro i quali sembrano volerli mettere in pericolo. Greta, almeno per ora, invece, non sembra far paura a nessuno, dimostrandosi esattamente per ciò che è: una ragazzina “appassionata” – mettiamola così – dalla ideologia ecologista. A quanto pare, non c’è, in questa storia, il coraggio, né tantomeno la forza, di puntare il dito contro le modalità di produzione tipiche delle distorsioni capitalistiche. Quelle, magari, sono tra le più profonde cause dell’inquinamento globale e del cambiamento climatico. Ma Greta, anche se non lo dice, sembra loro alleata.