Grillo e il Monopoly. Meglio i 7 del Pd
24 Agosto 2013
di Pino Scanzi
Beppe Grillo, un po’ come tutti, ironizza sui Magnifici 7 del Pd che se la sono presa con il Monopoli 2.o, considerato un po’ la sentina del male assoluto, la finanza. Per Grillo è l’occasione di sfottere il "pdmenoelle" su Penati, il Monte dei Paschi di Siena, "abbiamo una banca", eccetera eccetera.
"Giocatori professionisti", li definisce Grillo, "Nessuno può mettere in discussione l’esperienza accumulata dai post-democristicomunisti dal dopoguerra. Per i monopoli hanno un talento naturale. Quindi, forti di questa autorità, hanno scritto all’ambasciatore degli Stati Uniti per chiedere conto dei cambiamenti nel gioco del Monopoli".
I 7 chiedevano che fine avesse fatto la casella "vai in prigione"; Hasbro, la casa produttrice del gioco, li ha smentiti; per Grillo è di nuovo l’occasione per ricordare "l’indulto, l’eliminazione del falso in bilancio, le prescrizioni di ogni forma e colore" (tanto per dire la prescrizione secondo lui è incostituzionale?). "Senza il pdmenoelle le carceri italiane strariperebbero di politici e colletti bianchi", aggiunge. Poi ancora battutacce e le battutine su Massimo D’Alema, "Perchè l’Hasbro non lo ha interpellato?".
Anche noi abbiamo preso in giro i Magnifici 7 per l’intempestività della lettera agostana all’ambasciatore Usa in pectore. Ma almeno i 7, a modo loro, avevano provato a parlare di grandi questioni globali, il modello stimolatorio-statalista obamiano, la finanziarizzazione della economia, se sia meglio il capitalismo finanziario o quello vecchio stampo.
Per Grillo invece tutto si riduce come sempre all’orticello della calda Roma di fine agosto, con le liti tra partiti, il grande e il piccolo scandalo, il leader di ieri che vale la pena attaccare ancora oggi. Quel particolarismo tipico di M5S che conosciamo bene. Anche quando scherza, Grillo non riesce ad andare oltre le Alpi. E quando M5S lo fa, sono chip sottopelle e grande complotto sinarchista.