Grillo grida Super Porcellum, in Senato si chiama “salvaguardia”
11 Agosto 2013
di Pino Scanzi
Il Senato vota la procedura d’urgenza sulla legge elettorale e Beppe Grillo insorge, vedendosi sfuggire di mano sul più bello la clava retorica dell’abolizione del Porcellum. Fonti del ministero delle riforme hanno giudicato "opportuna" la decisione del Senato, mentre la Senatrice Finocchiaro, presidente della Commissione Affari Costituzionali, commenta "Fatto importante che dovrà avere un seguito alla ripresa dei lavori".
Ma Grillo, il leader del partito che nelle ultime settimane ha consapevolmente ingolfato il lavoro delle camere con ritardi e rinvii, critica i partiti tutti, incapaci dal 2006 di porre mano alla modifica del Porcellum. Per Grillo del resto combattere la legge Calderoli è una verità di fede, un fatto biblico oltre che un asset della sua propaganda politica. Il comico non capisce, o fa finta di non capire, che ogni legge elettorale è figlia di un determinato tempo storico più che essere un paradigma metafisico. Il Porcellum poteva funzionare in un contesto dove si fronteggiavano due grandi schieramenti, con un forte premio di maggioranza al vincitore. Diventa caotico dopo le ultime elezioni, che hanno dato vita a una situazione in cui nessun partito supera il 30 per cento (il centrosinistra, che ha vinto con una manciata di voti, alla Camera ha preso un numero di deputati quasi triplo grazie a quel premio di maggioranza).
C’è poi il problema della costituzionalità della legge vigente, su cui si attende la decisione della Corte Costituzionale prevista per il 3 dicembre. Sempre con eleganza, Grillo ha definito l’alta corte "un orso che è uscito dal letargo". In realtà, come abbiamo detto, la miccia tenuta accesa dai 5 Stelle rischia di spegnersi, un po’ come è avvenuto con l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Come dire, per evitare che gli elettori capiscano che non è solo 5 Stelle il detentore del cambiamento, a Grillo non resta che tirare in ballo il parlamento spossessato dei suoi diritti e il governo che vuol fare come gli pare (si veda "l’appello", meglio, il boicottaggio delle riforme promosso dal Fatto quotidiano).
Eppure è stato proprio il ministro Quagliariello nelle ultime ore a precisare più volte che sulla riforma della legge elettorale non si può mettere in dubbio la legittimità delle Camere di prendere una decisione. Decisione che va presa perché, se si tornasse al voto con la legge vigente, sulle prossime ed eventuali elezioni penderebbe il giudizio della Corte. Da qui la linea tracciata dall’Esecutivo già dal vertice di Spinaceto del maggio scorso: se non è possibile tenere in vita un governo solo perché si presentano degli ostacoli sulla strada del voto – e ben sapendo che in democrazia ogni momento può essere quello giusto per tornare alle urne – occorre allora un "intervento di salvaguardia".
Mettere in sicurezza il sistema elettorale, correggere la normativa attuale per tenerla al riparo da eventuali giudizi di incostituzionalità della corte, trovando un’intesa politica in Parlamento. Tutto questo prima di mettere mano alla riforma definitiva. Non è un "super porcellum" ma un doppio binario: "clausola di salvaguardia" da una parte e riforme dall’altra, due piani paralleli che però, se tutto le caselle andranno al loro posto, sono destinati a incrociarsi nella riforma complessiva dello Stato e delle istituzioni. Applicandosi un po’, non è poi così difficile capirlo.
Ma per Grillo esiste solo la proposta sua e dei 5 Stelle, il "Parlamento pulito", proposta "affossata dai truffatori della democrazia che vivono alle spalle dei contribuenti". "Se la Corte Costituzionale dovesse dichiarare illegittimo il Porcellum avremmo un Parlamento di abusivi", tuona il Capocomico,"tutto questo ha il sapore della farsa, della commedia all’italiana". Fa tanto ridere che anche i 5 Stelle sono entrati in Parlamento col Porcellum.