Grillo, i radicali e la cultura della morte
23 Aprile 2017
Botta e risposta su eutanasia e cultura della morte tra Beppe Grillo e i radicali. Il primo prende le distanze dagli eredi di Pannella, accusandoli di inseguire le disgrazie: “Dove ci sono i radicali ci sono disgrazie, referendum per morire, per divorziare, per uccidere o aiutarsi a uccidersi ci sono loro”, scrive il leader 5 stelle, e commenta: “Non possiamo fare la loro fine”.
Eppure i rappresentanti pentastellati alla Camera hanno tenacemente lottato fino all’ultimo a favore dell’eutanasia, tentando perfino di cancellare la stessa parola “vita” dai pochi luoghi del testo di legge dove era stata inserita. Ma evidentemente Grillo ha ritenuto, in vista di un avvicinamento alla Chiesa, di marcare la differenza.
Risponde immediatamente Marco Cappato, piuttosto irritato dall’attacco a freddo, che ribatte all’affermazione di proclamare “l’ideologia della fine” con l’accusa di clericalismo :
“Il riferimento ideale e non ideologico della nostra lotta politica è la libertà e quindi la vita, perché non può esistere una vita imposta dallo Stato, senza libertà . Confondere tutto ciò con un ideale di morte è evidentemente il frutto di vecchi fantasmi, ossessioni e paure per le quali Grillo si inserisce, non ultimo, in una vecchia tradizione oscurantista, clericale e proibizionista”.
Nello schieramento che si batte a favore dell’eutanasia si litiga dunque per scansare l’etichetta di portatori di morte.