Grillo non è leghista ma in campagna elettorale
09 Marzo 2014
di Pino Scanzi
Certe volte viene da dargli credito a Beppe Caciara Grillo: una Italia divisa su base federale in 5 macroregioni con il Governo che mantiene la titolarità di Esteri e Difesa, una riduzione generale di costi e sprechi, prendendo a modello Svizzera e Stati Uniti. "Distribuire più poteri gestionali alle macroregioni non significa secessione" e ancora "decentrare può servire a disinnescare spinte di disgregazione dello Stato che sono già in atto". Perché una cosa certa, secondo Beppe, il fiscal compact lo pagheranno "Berlusconi, il pdexmenoelle, Napolitano e Monti se vogliono. Il M5S lo cancellerà". E’ irrealistico, secondo Grillo, che non ha mai smesso di fare campagna elettorale. Il problema come sappiamo tutti è che però poi si deve governare e ci sentiamo di dire che pare altrettanto irrealistico che M5S possa farlo, da solo, con Epurator che suggerisce le prossime mosse all’anonimo presidente del consiglio pentastellato. Ieri abbiamo scritto che la riduzione del numero delle regioni non è una novità, risale come idea agli anni Novanta, a uno studio di Fondazione Agnelli (12 invece di 5), in Italia è sempre circolata. Fondazione Agnelli prevedeva 22mila miliardi di risparmio generati dall’operazione di accorpamento. Ma dalla riforma del Senato al Titolo V e alle macroregioni Grillo non si rende conto di essere entrato nel terreno delle riforme costituzionali. Che non si fanno con un solo partito. Per cui interroghiamoci pure su come modificare l’articolo 132 della costituzione, suggeriamo al capocomico di rileggersi i passaggi già definiti a suo tempo nella relazione dei "saggi" di Napolitano. Purtroppo però pensare di lavorarci insieme in parlamento, con i grillici che si agitano tanto e assaltano i banchi del governo, tirandosi fuori da ogni decisione collettiva in nome della propaganda anticasta e del siamo i più fighi della compagnia, ce ne passa. Buona campagna elettorale, caro Beppe.