Grillo sulla cittadinanza si appende al referendum

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Grillo sulla cittadinanza si appende al referendum

10 Maggio 2013

Beppe Grillo sulla cittadinanza dice una serie di verità ma fa almeno uno sbaglio. Rispondendo picche alla proposta del ministro Kyenge di dare la cittadinanza ai figli di stranieri che vivono e lavorano in Italia, spiega che solo una parte dei Paesi europei riconosce lo ius soli e solo a determinate condizioni.

Questo è vero. La Francia, per esempio, che è il Paese della Ue con la storia più antica rispetto allo ius soli, negli anni novanta passò da un sistema in cui la cittadinanza ai figli nati da genitori stranieri veniva data in modo automatico, ad un sistema in cui bisognava richiederla, e poi ancora ad una legge in cui i citoyen nati in Francia da genitori on permesso di soggiorno, alla maggiore età, potevano richiederla se avevano vissuto nel Paese almeno per 5 anni.

Grillo tiene a precisare che in Italia diventi cittadino se sei nato da genitori stranieri quando compi 18 anni, giusto anche questo, ma aggiungiamo noi che se c’è una concessione presidenziale la ottieni anche in 10 anni. Si possono semplificare le procedure per "mettere a regime" e migliorare le leggi vigenti, ma non si capisce perché sia necessario abbreviare i tempi o estendere la cittadinanza ai non maggiorenni.

Perché non dovrebbe essere giusto legare l’attribuzione della cittadinanza ai figli di stranieri che devono compiere il loro ciclo di studi della scuola dell’obbligo del Paese in cui vogliono diventare cittadini, cioè al momento della loro vita in cui sono pienamente capaci da un punto di vista giuridico? Proprio in democrazie avanzate come la Gran Bretagna si chiede ai nuovi cittadini di conoscere la lingua, rispettare le tradizioni e le norme del luogo in cui hanno scelto di vivere.

Se la sinistra dovesse impuntarsi sul provvedimento, Grillo propone un referendum. E qui sbaglia, perché se è vero che in un momento di crisi come questo probabilmente gli italiani voterebbero NO, è in Parlamento, quello che ai grillini piace tanto, che bisogna bloccare politiche che renderebbero ingestibili sia i flussi migratori che un concreto inserimento lavorativo e sociale degli immigrati.

Riconoscere cittadino italiano un ragazzino di 7 anni per esempio, significherebbe che i genitori del minore avrebbero diritto al permesso di soggiorno per potere curare il proprio figlio fino al compimento della maggiore età. E semmai avrebbero diritto al medesimo permesso per ricongiungimento ad un familiare, dopo il compimento della maggiore età. Questo sì che cambierebbe la mappa dell’Italia, come dice Grillo.

Insomma, il suggerimento ai parlamentari 5 Stelle è di votare compatti contro proposte di modifica sulla cittadinanza, senza chiedere aiuto agli italiani. Soltanto che davanti a una situazione del genere Beppe avrebbe due problemi. Il primo che M5S potrebbe spaccarsi sul voto, avendo al suo interno chi la pensa come il "Megafono" e chi invece confina maggiormente con l’estrema sinistra (si spaccherebbe anche il partito in Parlamento?). Il secondo è che i pentastellati o una parte di essi si troverebbero a votare fianco a fianco No alla legge Kyenge con il "famigerato" Pdl. Improbabile, in quella che sarà l’avventura del Governo Letta.

Il referendum diventa quindi un pretesto per uscire dal cul de sac. "Una decisione che può cambiare nel tempo la geografia del Paese non può essere lasciata a un gruppetto di parlamentari e di politici in campagna elettorale permanente". Così come demagogica appare quella richiesta di intervento dell’Europa, "lo ius soli dovrebbe essere materia di discussione e di concertazione con gli Stati dell’Ue. Chi entra in Italia, infatti, entra in Europa", quando dall’austerity all’euro sull’Europa ci si spara sopra a targhe alterne.