Guai per De Magistris, l’ex presidente di Asìa porta il Comune in tribunale

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Guai per De Magistris, l’ex presidente di Asìa porta il Comune in tribunale

22 Febbraio 2012

di M.M.

Era uscito di scena senza fare troppo rumore, Raphael Rossi, con De Magistris che minimizzava parlando di "avvicendamento" e non di "revoca o licenziamento". Ma la versione di Rossi è un’altra e la difenderà in tribunale. Al Comune di Napoli, l’ex presidente di Asìa chiederà una buonauscita di 165 mila euro e il risarcimento dei danni per essere stato licenziato senza giusta causa, dopo le polemiche che lo portarono ad uscire dalla società partecipata del Comune che si occupa di rifiuti.

I legali di Rossi hanno provveduto ad inviare una lettera agli amministratori – che l’hanno già girata agli uffici legali del Comune- e spiegano che il loro assistito «sostiene di non essersi dimesso dalla carica di presidente, ma di essere stato licenziato». A dichiararlo è l’avvocato Giovanni Zaretti, che fa parte dello studio legale associato Tortarolo-Violo incaricato dall’ex manager di seguire la pratica per il risarcimento, motivata dal fatto che le dimissioni non sono mai state presentate al collegio sindacale come previsto dallo statuto e quindi, di fatto, non sono mai state date.

Del resto, sin da subito quella dell’allontanamento di Raphael Rossi aveva dato l’idea di essere una questione che qualche problema a De Magistris l’avrebbe creato: soprattutto per l’insistenza delle voci secondo cui, ad aver pesato sulla decisione del sindaco, sarebbe stato il rifiuto, da parte di Rossi, di assumere 23 dipendenti di un consorzio "fantasma". Il Comune, su pressione anche di partiti e sindacati, avrebbe voluto assorbirli in Asìa, ma il già paladino della lotta alla corruzione nel business dei rifiuti si sarebbe opposto, rompendo così i rapporti con il primo cittadino.

Voci che l’amministrazione comunale ha sempre smentito sostenendo che la vicenda dei lavoratori del consorzio nulla avesse a che fare con la sostituzione di Rossi alla presidenza di Asìa. Lo stesso De Magistris si era esposto in prima persona per negare addirittura che di licenziamento o revoca si potesse parlare: "Non esiste alcuna zona d’ombra – aveva detto all’indomani delle prime polemiche sorte a inizio gennaio – tale avvicendamento non è una revoca o un licenziamento. Si tratta di una scelta che rientra nella logica di quanti stanno lavorando all’interno di una squadra, ad un cambiamento etico-politico generale, che rende importante la flessibilità nei ruoli affinché le competenze e le capacità siano investite nell’ambito in cui c’è maggiore bisogno e maggiore urgenza per il bene della città".

Ora, a quanto pare, Rossi intende far valere la sua versione. Spetterà ai magistrati fare chiarezza su una questione che, a dire la verità, ha mostrato sin da subito parecchi lati oscuri.