Guantanamo. Frattini: “Sì ai detenuti per solidarietà con gli Usa”
31 Maggio 2009
di redazione
L’Italia, con spirito di "grande solidarietà nei confronti degli Stati Uniti" è pronta ad accettare detenuti provenienti da Guantanamo. E pensa a risolvere il problema della loro libera circolazione in Europa, in virtù del Trattato di Schengen, adottando "una legge nazionale che li obblighi a stare solo in Italia e sotto scorta". È la proposta del ministro degli Esteri, Franco Frattini, in un’intervista alla prossima edizione di Newsweek (anticipata dal sito online del settimanale), per rispondere ai dubbi avanzati da alcuni Paesi europei sull’accoglimento dei detenuti del super carcere.
"Ho una soluzione", ha detto Frattini spiegando che l’ipotesi di una norma che obblighi gli ex detenuti di Guantanamo, una volta accolti in Italia, a rimanervi "ci metterebbe un gran peso sulle spalle. Ma nello spirito di grande solidarietà con gli Stati Uniti io lo proporrò". Non collaborando con gli Usa alla chiusura del super-carcere, "contraddiremmo noi stessi". "Non si può infatti – ha spiegato – prima biasimare l’amministrazione Bush per l’apertura di Guantanamo e poi non aiutare Obama a chiuderlo".
Frattini ha ricordato che ci sono comunque due condizioni per accogliere i prigionieri: la prima che l’eventuale accettazione sia condivisa a livello Ue, la seconda, che non sia possibile "mettere nessuno in prigione tranne chi sia sotto processo in Italia".
Nella conversazione con il settimanale il titolare della Farnesina torna anche sull’Iran e sulle intenzioni di effettuare una visita a Teheran, chiarendo la posizione rispetto all’Europa: "Non c’è nessun divieto" ma "un accordo informale" in base al quale a tenere i rapporti con l’Iran – fino a quando non si troverà una soluzione sul dossier sul nucleare – sia l’Ue con "Javier Solana". Ma la visita programmata – e poi annullata – dall’Italia nelle scorse settimane era "un dovere istituzionale, come presidente del G8 considerando che la stabilizzazione di Afghanistan e Pakistan è la prima priorità della politica estera" degli Otto Grandi. Come condiviso anche con l’amministrazione Usa: in colloqui con il segretario di Stato Hillary Clinton e con l’inviato speciale americano nella regione, Richard Holbrooke – conclude Frattini – "abbiamo deciso che avrei dovuto provare a coinvolgere l’Iran".