Guerra agli autovelox “mangiasoldi”. Anche la Prefettura è contraria
31 Maggio 2011
di L. C.
Tra le “tasse occulte” più odiate dai cittadini, spiccano le multe dell’autovelox. Ma la rabbia e le proteste degli automobilisti – almeno in provincia di Isernia – per una volta hanno avuto una risposta concreta dalla politica: il rilevatore di velocità sulla statale 17, installato dal Comune di Cantalupo nel Sannio, sarà rimosso. Quello piazzato dal Comune di Isernia sulla statale 85, invece, è stato già smantellato.
Le due novità sono emerse al termine di un incontro che si è tenuto di recente in Prefettura, grazie al pressing del consigliere comunale di Isernia, Enzo Pontarelli. L’esponente del Popolo della libertà era sceso in strada – si fa per dire – per protestare contro l’attivazione dell’autovelox da parte del Comune di Cantalupo. Una macchinetta davvero diabolica: a una manciata di giorni dalla sua entrata in funzione aveva già scattato migliaia di foto. Pontarelli, d’intesa con il senatore del Pdl Ulisse Di Giacomo, qualche settimana fa aveva costituito il “Comitato contro gli autovelox illegittimi”, assicurando ai cittadini il massimo dell’impegno per neutralizzare quella trappola. Attivata – guarda caso – alla fine di un lungo rettilineo in discesa, dove il limite di velocità è di 70 chilometri orari. I risultati non sono tardati ad arrivare. Il prefetto facente funzioni, Caterina Valente, dopo aver rilevato alcune irregolarità, ha deciso di ordinare al Comune di Cantalupo di rimuovere quell’autovelox.
Ma la missione di Pontarelli non termina qui. Ha già fatto sapere che chiederà ai vertici dell’Ufficio del Governo di annullare tutte le contravvenzioni fatte finora dal Comune dell’Isernino. Cosa ne sarà invece dei ricorsi già presentati al prefetto e al giudice di pace? “Hanno buone possibilità di essere accolti”, ha detto ancora l’esponente del Pdl. Non solo: Pontarelli sta pensando anche a chi la multa l’ha già pagata. “Stiamo valutando l’ipotesi di promuovere una class action per riavere indietro le somme illegittimamente percepite”, ha commentato.
Pontarelli in questi giorni ha ricevuto tanti attestati di gratitudine e di stima dai tanti cittadini finiti o che rischiano di finire sotto le “forche caudine”. Non tutti, però, l’hanno presa bene. Ad esempio il sindaco di Cantalupo, Claudio Biondi, ha annunciato che ricorrerà in ogni sede (leggi Tar) per salvare il suo autovelox. Lo difende – ha detto nei giorni scorsi – anche perché lo stanno incoraggiando i familiari delle vittime degli incidenti stradali. Ma su quel rettilineo – è stato fatto notare – di incidenti di rilievo non se ne verificano da due anni abbondanti. Naturalmente le dichiarazioni del primo cittadino hanno sollevato un coro di proteste. È il caso del sindacato Fiadel (Federazione autonoma dipendenti enti locali). “È davvero singolare che un Comune – ha detto il coordinatore regionale, Feliciantonio Di Schiavi – voglia per forza tenere installato l’autovelox su una strada di cui non ne è nemmeno proprietario, contro le decisioni di un Prefetto che è l’organo competente sul Codice della Strada, contro la volontà dei cittadini e senza tenere conto che “ai servizi di polizia stradale provvede il Ministero dell’Interno, salve le attribuzioni dei comuni per quanto concerne i centri abitati” (Cds, ndr). Sembra che quel Comune voglia continuare ad amministrare con i soldi dei malcapitati”. Di Schiavi invita a difendere anche il prefetto facente funzioni per la sua scelta, che definisce coraggiosa: “Dobbiamo sostenerla anche con manifestazioni di piazza, se necessario”.
Anche Antonio Turdò, il presidente del comitato “Pro Trignina” (che a sua volta sta dando una dura lezione ad alcuni Comuni della provincia di Chieti), ha indirizzato una lettera al sindaco Biondi, elencando tante buone ragioni per rinunciare a presentare ricorso al Tar. Una di queste è dettata dal buonsenso: “La invito a tornare sui suoi passi – ha scritto Turdò – poiché è acclarato che l’utilizzo di questi strumenti elettronici non effettua alcuna prevenzione sulla sicurezza stradale”.