Gustavino (Pd): “Voterò sì al ddl sul testamento biologico”

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Gustavino (Pd): “Voterò sì al ddl sul testamento biologico”

23 Marzo 2009

E’ pronto a votare sì al ddl sul testamento biologico perché “è una legge che mette paletti precisi alla deriva eutanasica”. In altre parole: sì alla libertà di scelta sul fine vita, no al concetto che si possa morire perché qualcuno ti toglie nutrizione e idratazione. Come accaduto nel caso di Eluana Englaro.  

Condivide i principi generali della norma e pure il controverso  articolo 2 che vieta l’interruzione della nutrizione e dell’idratazione ad un paziente gravemente malato, non più in grado di intendere e volere. E poco importa se Angela Finocchiaro, capogruppo del suo partito – il Pd – a Palazzo Madama sul voto di giovedì prossimo ha annunciato una battaglia durissima in Aula, ovviamente contro. Il senatore Claudio Gustavino non la pensa allo stesso modo e non approva neppure  la posizione del collega Ignazio Marino, pur avendone “il massimo rispetto”.

Difende le sue convinzioni tratte dall’insegnamento trasmesso dai genitori – “sono uno di quei cosiddetti figli di povera gente, sono nato e vivo in un quartiere popolare di Genova ” – e dalla scuola quotidiana della sua professione: primario ginecologico all’istituto tumori di Genova.  Cattolico ma con una visione laica delle cose della vita, “mastica” la politica da quando, a 18 anni (oggi ne ha 51) prese la tessera della Dc, poi il passaggio prima al Ppi quindi alla Margherita fino al partito democratico (è stato consigliere comunale e regionale prima dell’approdo nei palazzo romani della politica). Nel suo intervento in Aula ha apprezzato il lavoro sul ddl fatto in commissione Sanità (ne fa parte coi senatori piddì Dorina Bianchi e Bosone, tutti e tre si sono astenuti sul testo di Calabrò marcando l’ennesima spaccatura nelle file democrat), affermando che  il “testo è uscito migliore di come è entrato”. Ora, auspica che lo stesso possa accadere durante l’iter parlamentare della norma.

E se il relatore del ddl Raffaele Calabrò (Pdl) ha scelto le parole del medico-cantautore Enzo Jannacci per spiegarne le ragioni di fondo, Gustavino ha risposto citando in Aula un testo di Ligabue: “Da soli si viene, da soli si va”.  Semplice botta e riposta tra avversari politici? Niente di tutto questo: “Ho scelto quella frase di una vecchia canzone del Liga perché è un testo amaro che richiama la solitudine dell’esistere quando si viene al mondo in condizioni in cui non sempre è tutto chiaro e quando si va via dal mondo con questa solitudine. Ho ritenuto che fosse un testo da citare per ribadire che il tema dell’autodeterminazione può drammaticamente profilarsi come una condanna alla solitudine”.

Fa un esempio argomentando senza la presunzione di avere ragione: “Se a me capitasse di essere in condizioni di non poter scegliere o intendere, la cosa più logica non è autodeterminarmi bensì affidarmi a chi può pensare e volere per me, perché mi vuole bene.  E’ giusta la possibilità di scelta, la considero un punto di conquista molto elevato, ma ritengo un errore mitizzare il concetto di autodeterminazione. Preferisco battermi – continua – affinchè questa società riesca a prendersi carico delle persone, anche di quelle che per la preoccupazione di non diventare un peso per le proprie famiglie scelgono di non vivere più”.  

 Al suo partito Gustavino imputa un errore di fondo: “Il volere fin dall’inizio e a tutti i costi affermare quale fosse la posizione prevalente all’interno del gruppo. Se avessimo avuto più coraggio e detto da subito che su temi che riguardano la vita e la morte a prevalere doveva essere la libertà di coscienza, avremmo evitato ulteriori divisioni”. Il passaggio su nutrizione e idratazione è altrettanto netto: “Credo che se una persona sceglie di morire per effetto della sua malattia abbia il diritto di farlo e merita assoluto rispetto, ma per il senso che io attribuisco alla vita, penso che garantire le funzioni del corpo attraverso gli elementi fondamentali della nutrizione e dell’idratazione sia ben diverso che consentire la morte a causa della propria malattia. Una vita da custodire è sempre un valore per la società, non solo per una fede o per una religione”. Ragion per cui, ribadisce il senatore Pd, “il legislatore deve dare al cittadino la possibilità di lasciare scritto che rifiuta qualunque tipo di trattamento sanitario, ma non può consentire il rifiuto ad essere nutrito e idratato”. Ragionamento col quale motiva il suo no alla mozione democrat che prevede proprio la possibilità di inserire quel rifiuto negli articoli della legge. C’è però un punto del testo al vaglio del Senato sul quale Gustavino rileva un “grande vulnus”: “Questa legge non dà alcuna forma di sostegno concreta alle famiglie che hanno un parente in stato di coma vegetativo; ci sono indicazioni ma sono molto generiche. E non ci sono risorse finanziarie sufficienti a copertura delle disposizioni. E su questo mi auguro che si possa arrivare a miglioramenti prima del voto definitivo”.

Da domani, la battaglia in Aula oltreché tra i due schieramenti, proseguirà soprattutto all’interno del Pd.

Lucia Bigozzi