Haiti in ginocchio, migliaia di cadaveri ammassati nelle strade
15 Gennaio 2010
Continua l’emergenza assoluta ad Haiti. A tre giorni dal violento terremoto che ha devastato la capitale, dalle macerie si levano ancora lamenti e voci di persone intrappolate in ciò che resta di case ridotte in polvere. Una flebile speranza arriva dall’Hotel Christopher di Port-au-Prince, dove si teme siano rimasti intrappolati due italiani: una equipe di soccorso filippina (l’albergo era sede della missione Onu Minustah, con circa 200 uomini di Manila schierati) ha riferito di aver udito lamenti e rumori. E si continua a scavare.
Alcune zone delle regioni colpite risultano distrutte o gravemente danneggiate, con alcuni edifici completamente collassati. Circa due milioni di persone, pari a due terzi della popolazione colpita dal sisma, avranno bisogno di assistenza alimentare, secondo una stima dell’Onu, che ha effettuato una ricognizione in elicottero della Missione. La popolazione delle zone colpite è approssimativamente di 3,5 milioni di persone, di cui 2,8 nella capitale. Oltre a Port-au-Prince sono stati colpiti altri centri urbani come Jacmel e Carrefour. La distribuzione di aiuti è in corso e dovrebbe aumentare nei prossimi giorni, secondo quanto spiegano dalle Nazioni Unite ma mancano le forniture d’acqua e non c’è elettricità. Proprio per questo sale la rabbia tra la popolazione: esasperati per i ritardi negli aiuti, gruppi di superstiti hanno eretto a Port-au-Prince blocchi stradali utilizzando anche i cadaveri delle vittime del sisma.
Di poco fa la notizia che i soccorritori hanno estratto 23 superstiti dalle macerie dell’hotel Montana, dove risiedevano la maggior parte dei funzionari internazionali in missione ad Haiti. "Li abbiamo ritrovati durante la notte", ha detto l’inviato della presidenza cilena sull’isola, Juan Gabriel Valdes, a radio Cooperativa. Un tempo responsabile della missione di pace ad Haiti, il diplomatico cileno non ha però fornito dettagli sulle identità dei superstiti, spiegando solo che i soccorritori di diversi paesi sono al lavoro tra le macerie dell’albergo.
Il mantenimento dell’ordine pubblico è indispensabile per coordinare la macchina degli aiuti, sottolineano i soccorritori, per i quali le prossime 24-48 ore sono decisive per impedire una catastrofe umanitaria legata alle epidemie. Intanto, l’ex presidente di Haiti, Jean Bertrand Aristide, che vive in esilio in Sudafrica, si è detto pronto a tornare per “portare aiuto alla ricostruzione” dopo il devastante terremoto. Un annuncio che rischia di creare ulteriore instabilità in un Paese che non c’è più.
Cinquantadue superstiti , in gran parte francesi, sono arrivati stamattina all’aeroporto parigino di Orly, dove sono stati accolti dal ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner. Secondo il Quai d’Orsay, nel gruppo – arrivato dalla Guadalupa – ci sono 45 francesi e 7 haitiani. Un secondo aereo, partito dalla Martinica, è atteso a metà giornata con oltre 90 superstiti.
Sul fronte degli italiani che si trovano ad Haiti, sono saliti a circa 150 i cittadini “che si sono manifestati e che stanno bene”. Lo ha riferito il vice capo del servizio stampa della Farnesina, Aldo Amati, secondo cui proseguono le ricerche degli italiani, si parla di alcune decine, che “ancora mancano all’appello”. “Il nostro funzionario dell’Unità di crisi sul posto sta controllando negli alberghi crollati e verificando se ci sono nostri connazionali”, ha aggiunto Amati. Intanto è stata resa nota la notizia della prima vittima italiana. Si tratta di Gigliola Martino, 70 anni: a riferirlo è il quotidiano online “La Gente d’Italia”, diretto da Mimmo Porpiglia, già console onorario di Haiti in Italia.
L’Italia potrebbe collaborare ai soccorsi anche con una nave militare. Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, sta valutando la “possibilità, se si vuole, di inviare anche una nave che, in una situazione del genere potrebbe essere estremamente utile. Noi siamo pronti”. “Anche ad Haiti, come Forze armate e insieme alla Protezione civile – ha proseguito La Russa – siamo stati i primi a partire con un ospedale da campo e credo che si possa e si debba fare anche di più per stare vicino a chi in questo momento sta soffrendo”.
I primi bilanci, non ufficiali, delle vittime della catastrofe sono agghiaccianti. Diversi ministri ed esponenti politici dell’isola caraibica sono morti, come ha reso noto l’ambasciatore di Haiti a Berlino, Jean-Robert Saget, spiegando che tra le vittime ci sono il titolare della Giustizia, Paul Denis, e l’esponente dell’opposizione Michel Gaillard. L’Unesco ha detto di non avere notizie di 8 suoi rappresentanti che lavorano ad Haiti dopo il terremoto che ha colpito il Paese. L’organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura ha annunciato quindi un piano d’emergenza per “rimettere in piedi i servizi di educazione”.
Ma gli interventi da tutto il mondo non si fermano. La presidente delle Filippine Gloria Macapagal Arroyo ha ordinato l’invio di equipe di medici, dove ancora 3 loro connazionali risultano dispersi. La Federal Aviation Administration statunitense, che ieri aveva fermato i collegamenti aerei dagli Stati Uniti a Haiti a causa dell’intasamento del piccolo aeroporto di Port-au-Prince, ha in serata ripreso a dare luce verde ad alcuni voli di soccorso, avvertendo però che a casua della congestione dei cieli e delle piste gli aerei rischiano di restare in attesa di atterraggio per ore.
Da Santo Domingo arriva un monito ad attivare quanto prima “misure sanitarie preventive” a causa della decomposizione dei cadaveri. Secondo il presidente dominicano, Leonel Fernandez tali misure dovrebbero essere in vigore molto velocemente “sia ad Haiti sia nella Repubblica Dominicana”, ha proseguito Fernandez, precisando che gran parte dei danni provocati dal terremoto sono concentrati in alcune aree di Port-au-Prince. “Lungo la strada che dal villaggio di Jimanì (frontiera tra i due paesi) porta fino alla capitale haitiana non abbiamo notato danni significativi”, ha precisato. Il governo giapponese ha fatto sapere che farà avere uno speciale team di medici esperti che opererà nelle aree più colpite, mentre l’imperatore Akihito ha inviato un messaggio di vicinanza al presidente del Paese caraibico.
Intanto in Italia scatta la mobilitazione per gli aiuti ad Haiti. Una mobilitazione nella quale sono impegnati tutti i settori della società, compresi il mondo dello sport e dello spettacolo. Su tutti i campi di calcio, della Serie A e B, della lega Pro, della Lega Nazionale Dilettanti, dei campionati giovanili a ogni livello, verrà osservato tra oggi e lunedì prossimo un minuto di silenzio in memoria delle vittime del terremoto. Lo ha deciso la Federazione Italiana Giuoco Calcio che ha stabilito anche uno stanziamento di 100mila euro a favore delle popolazioni terremotate, per le prime operazioni di soccorso e di assistenza. L’ex cantante dei Fugees Wyclef Jean, da ieri a Haiti, ha passato la giornata a trasportare cadaveri per ripulire dai morti le strade di Port au Prince. Il musicista di origine haitiana, intervistato dalla Fox, ha definito “apocalittica” la situazione nella capitale haitiana colpita dal terremoto. Attraverso la sua fondazione Yele il rapper ha lanciato una campagna raccogli fondi a favore dei sopravvissuti. In particolare un messaggio su Twitter per donare 5 dollari attraverso i cellulari ha avuto così successo che ha mandato in tilt i server della fondazione.