Haiti. Urne aperte domani per le elezioni tra colera e caos nell’isola

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Haiti. Urne aperte domani per le elezioni tra colera e caos nell’isola

27 Novembre 2010

Le elezioni che domani dovranno eleggere ad Haiti il nuovo presidente della Repubblica, undici senatori e 99 deputati si svolgeranno tra l’indifferenza della popolazione, con scarse speranze di vedere cambiare la situazione caotica dell’isola e molto più preoccupata per l’epidemia di colera che ha già provocato quasi 1.700 morti.

Gli haitiani voteranno domani per scegliere tra i 19 candidati alla presidenza (tra i quali un solo bianco): sono favoriti la settantenne Mirlande Manigat, 70 anni, consorte di Leslie Manigat, primo presidente eletto dopo la dittatura Duvalier, in testa ai sondaggi; e il 48enne Jude Celestin, sostenuto dell’attuale presidente Renè Preval. Preval attualmente esercita le sue funzioni dentro ad una tenda piazzata nel giardino del vecchio palazzo presidenziale, troppo pericolante per essere restaurato e troppo simbolico per essere demolito. Se nessuno otterrà la maggioranza assoluta, come sembra inevitabile, si svolgerà un secondo turno il 16 gennaio.

Chiunque prevalga, sarà appena la terza volta, nella storia haitiana, che un presidente eletto trasmette il potere ad un candidato eletto: il resto è una sequenza infinita di presidenti uccisi, cacciati o vittime di golpe militari o civili. La violenza è presente in tutti i discorsi della campagna elettorale: la malavita e le milizie paramilitari (eredi dei ‘Tonton macoutè di Duvalier padre e figlio) che presidiano parte delle città ancora da ricostruire dopo il terremoto del gennaio scorso, l’indice di stupri tra i più alti al mondo (Mirlande Manigat potrebbe essere eletta proprio grazie al voto femminile di protesta), la xenofobia che minaccia anche i medici e gli assistenti sociali degli aiuti internazionali. In questo quadro, il leader cubano Fidel Castro ha annunciato oggi l’invio di altri 300 medici, che porteranno la brigata medica cubana ad Haiti a 1.200 effettivi. Per la Minustah (la forza di pace dell’Onu) incaricata della sicurezza della votazione, i seggi elettorali saranno suddivisi in verde (sicuro), giallo (scarsi rischi) e rosso (forti rischi).

I caschi blu dell’Onu, prevalentemente brasiliani (abituati ai rischi delle favelas), presidieranno i seggi rossi – quasi un terzo dei 1.474 seggi – con le armi in pugno. I candidati hanno moltiplicato gli sforzi per convincere gli haitiani a votare, per evitare che l’indifferenza svuoti completamente di significato le elezioni: se tradizionalmente non vota più del 60% dell’elettorato, questa volta, tra colera, miseria e caos a dieci mesi dal terremoto, l’astensionismo rischia di superare il 50% dei quattro milioni di elettori.