Hamas rifiuta la tregua e combatte sacrificando mogli e figli

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Hamas rifiuta la tregua e combatte sacrificando mogli e figli

09 Gennaio 2009

Tre giorni fa un’intera famiglia palestinese (12 persone, tra cui dei bambini) è stata uccisa durante un bombardamento israeliano a Gaza City. Secondo l’intelligence israeliana nella casa colpita si nascondeva Iman Siam – il fondatore del programma di lancio dei Qassam e il capo dell’artiglieria di Hamas nella Striscia. La settimana prima era stato fatto fuori lo sceicco Nizar Rayan, un massimalista legato alle Brigate Ezzedin al-Qassam e considerato tra i teorici degli “scudi umani”. Con Rayan c’erano le sue quattro mogli, i dieci figli e due dei suoi vicini di casa.

Che diavolo di comandanti sono questi che nel bel mezzo della battaglia si nascondono a casa tra mogli e figli? Non sono dei codardi, se fosse così si sarebbero già arresi alla schiacciante potenza di fuoco israeliana. Invece sono pronti a sacrificare se stessi, i propri familiari, i parenti, gli amici, e perfino i vicini di casa, nella gloria numinosa quanto obbrobriosa del martirio. Sono degli sciovinisti che innalzano se stessi e il loro gruppo religioso al di sopra della mera vita individuale che per loro è priva di valore. Adottano una forma di governo autocratico che mette a tacere ogni opposizione e danno vita a una economia e a una società incapaci di svilupparsi. Sono dei romantici nel senso più deteriore del termine: quello schiarito in Europa nel XIX secolo ed edulcorato nei nostri libri di scuola per occultare ciò che aveva prodotto, sempre in Europa, nel secolo successivo.

Gli islamisti odiano il confortismo, la civiltà liberale e la democrazia occidentale perché sognano di tornare alla pura Comunità del Passato. Hanno letto il Corano, Mein Kampf e il Capitale, Maometto, Fanon e Che Guevara. In Europa c’è grande ritrosia a usare definizione di un certo tipo ma negli Stati Uniti – che i totalitarismi del XX secolo li sconfissero praticamente da soli – il senatore repubblicano Rick Santorum ha usato decine di volte il termine “fascista” o “fascismo” in riferimento all’Islam. Anche Bush da un certo momento in poi è passato dalla definizione “terrorismo” a quella di “fascismo islamico”. Christopher Hitchens ha scritto sulla rivista “Slate” che non abbiamo neppure iniziato a capire quanto è “squallido e disgustoso” il comportamento della gang di Hamas.

I leader di Hamas sapevano a cosa sarebbe andato incontro il popolo palestinese prima con le sanzioni e poi con il blocco imposto da Israele alla Striscia. Conoscono il costo della guerra ma hanno rifiutato di interrompere il lancio dei missili su Israele. La Palestina potrebbe essere un luogo di convivenza tra uomini e donne di religioni e nazionalità diverse ma Hamas ha dogmaticamente insistito nel trasformare questo angolo del Mediterraneo in una parte esclusiva dell’agognato Califfato. “Gli europei devono aprire gli occhi su quello che sta accadendo a Gaza – ha detto il presidente israeliano Shimon Peres – Israele non sta investendo in pubbliche relazioni né vuole migliorare la sua immagine a livello internazionale, ma sta combattendo una guerra contro il terrore sanguinario che viene organizzato in Iran”.

In un momento in cui profondi e delicati trend riformistici attraversano il mondo arabo e islamico – dal Libano ai Paesi del Golfo, dall’Egitto alla giovane democrazia irachena – la leadership di Hamas è totalmente schiava dei suoi padroni di Teheran. Gaza è uno stato dittatoriale, un luogo di repressione per la popolazione palestinese e di aggressione per quella israeliana. Vedremo se dopo questi lutti cambierà qualcosa o se i palestinesi seguiranno il loro regime all’inferno. Un domani Israele potrebbe muoversi per estirpare il male alla radice affrontando l’Iran. Dovrà farlo con o senza l’aiuto degli Usa visto che l’Europa è fuori gioco. Allora non sarà più una guerra “sproporzionata” e tutti noi dovremo scegliere da che parte stare.