Hamas si sgancia da Assad e ritesse con la Giordania di Abdullah II

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Hamas si sgancia da Assad e ritesse con la Giordania di Abdullah II

01 Febbraio 2012

Khaled Meshaal, il leader in esilio di Hamas, avrebbe di fatto abbandonato i suoi uffici a Damasco, secondo quanto riportano diversi giornali israeliani dopo aver contattato fonti diplomatiche: ”Meshaal non abita più in Siria, come era sua abitudine. Sta praticamente sempre all’estero: il mese scorso avrà trascorso solamente cinque giorni in Siria e il resto del tempo è stato in Qatar, Turchia ed Egitto”. Il matrimonio tra gli Assad e il movimento terrorista palestinese, celebrato dagli ayatollah persiani, sembra stia giungendo al termine.

“Hamas si è rifiutato di obbedire all’ordine iraniano di appoggiare il traballante Bashar Assad, per questo Tehran ha sbattuto la porta in faccia al gruppo islamista palestinese interrompendo, soprattutto, il flusso di denaro che serviva ad Hamas per pagare i suoi cinquantamila ufficiali e soldati nella striscia di Gaza.” ha scritto Guy Bechor, esperto analista del mondo arabo-palestinese, sulle pagine del quotidiano israeliano Yedioth Aronot. “Anche per questo motivo – continua Bechor – gli equilibri di potere interni ad Hamas stanno cambiando”. In passato Meshaal era il volto più noto di Hamas, ma ora Ismhail Haniyeh, primo ministro di Hamas nella Striscia, “va e viene per le capitali arabe e viene percepito come più attendibile”.

 Il Poliburo di Hamas sarebbe dunque in piena crisi secondo l’opinionista israeliano.

Eppure, Domenica scorsa, Meshaal è stato ricevuto ad Amman da re Abdullah II. Per la prima volta in Giordania, dopo la sua espulsione dal Paese nel 1999, Meshaal accompagnato dall’emiro qatarino Tamim Al Thani, ha chiesto di trasferirsi nel Regno hashemita. Il fatto che sia stato accompagnato da Al Thani è molto significativo. Parlare di Qatar significa parlare di una voce che attraverso Al Jazeera raggiunge le orecchie di sessanta milioni di musulmani e attraverso gas e oleodotti raggiunge le tasche di decine di governi, come già avevamo scritto. Amman, comunque, potrebbe ospitare Hamas e famiglia ma ne vieterà ogni azione politica in territorio giordano, dove più del 40% della popolazione è palestinese.

Il movimento terrorista palestinese, dunque, contrariamente a quanto scrive Bechor non sembra trovarsi in brutte acque. Per ricucire i rapporti con l’Iran è stato già programmato un viaggio, verso gli inizi di febbraio, a cui parteciperà Haniyeh. Lo stesso leader tornato da poco da un tour che lo ha portato in Egitto, Sudan, Turchia e Tunisia. La tournée è stata utile ad accaparrare fondi e sostegno logistico per portare avanti una serie di iniziative finalizzate a delegittimare Israele agli occhi del mondo con manifestazioni e campagne di boicottaggio attraverso varie azioni e iniziative pubbliche volte a denigrare e diffamare Israele. Hamas, oltre a sparare i missili per uccidere civili israeliani, prosegue la battaglia contro lo Stato ebraico con i “proiettili magici” (Bullet Theory) della propaganda.

Il prossimo 30 Marzo ci sarà la “Marcia mondiale per Gerusalemme”, dove migliaia di manifestanti partiranno dal Cairo, Amman, Beirut e Damasco per marciare verso Gerusalemme sfidando le frontiere di Israele. Il programma della manifestazione è stato già definito nei mesi scorsi in vari incontri tra gli affiliati al movimento islamico e varie associazioni che si sono svolti in Giordania, India, Turchia, Francia e Italia; le stesse nazioni dove si è programmato di dar vita anche ad un’altra manifestazione contro Israele prevista per il 15 Aprile, anniversario dell’assassinio di Vittorio Arrigoni, ucciso dagli stessi palestinesi – ancora a piede libero e giudicati da un processo farsa (uno di loro non si è presentato nemmeno all’ultima udienza, alcuni documenti riguardanti le prove prodotte dall’accusa non sono stati consegnati in tempo utile alla difesa e le udienze durano in media cinque minuti).

Ma i vari movimenti pacifisti legati al terrorismo coranico di Hamas il 15 Aprile saranno più interessati ad occupare l’aeroporto israeliano Ben Gurion che a manifestare contro la Corte militare della Striscia. Come già accadde lo scorso anno, per dar vita al giorno del “Mass fly-in”, centinaia di attivisti filo-palestinesi arriveranno in aereo in Israele per organizzare dimostrazioni di solidarietà alla popolazione dei territori contesi. Le riunioni per organizzare l’occupazione del principale aeroporto israeliano si sono svolte soprattutto in Francia e infatti l’incontro per mettere a punto gli ultimi dettagli dovrebbe aver luogo a Saint Denis l’11 febbraio.

Hamas, dunque, sembra che stia vivendo un momento di grande fortuna, lasciando fare, tra le altre cose, il lavoro sporco degli attentati ad altri fedayn, come gli uomini delle Brigate dei martiri di Al Aqsa, braccio armato del “moderato” Al Fath. Se l’esercito israeliano non avesse ucciso Subahi Ismail Batash, uomo delle brigate, accusato dell’attentato che lo scorso agosto che fece sette moti e 31 feriti a Eilat, ci sarebbero stati altri attentati simili al confine tra Egitto e Israele. Attentati che avrebbero coinvolto ancora civili. Ma, passate le ricorrenze del Giorno della Memoria, la sorte dei cittadini di Eretz Israel, l’ebreo collettivo, non interessa tanto quanto Hamas all’occidente barricadiero dei bourgeois bohemien.