Hatoyama dovrà risollevare un Giappone sull’orlo del suicidio

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Hatoyama dovrà risollevare un Giappone sull’orlo del suicidio

29 Settembre 2009

In Giappone ci sono oltre 30.000 casi di suicidio all’anno, il numero più alto al mondo. Un sociologo se l’è presa con la crisi economica, e le riforme del mercato del lavoro inaugurate dall’ex premier Koizumi – che avrebbero diffuso un senso di precarietà e angoscia tra i cittadini di un Paese che sognava di offrire un lavoro a tempo indeterminato per tutti.

Yukio Hatoyama, il nuovo leader del Sol Levante, fin dalla sua campagna elettorale ha rimesso al centro della sua proposta politica il recupero del valore della dignità della vita. Ma se guardiamo alle mode, agli atteggiamenti e agli stili di vita dei giapponesi, il percorso per rimettere questa società sulla strada giusta appare molto lungo e tortuoso.  

Hagemashi Tai ("Voglio tirarti su il morale") è un’agenzia di noleggio un po’ particolare. Affitta amici, colleghi, parenti e mogli. L’idea è venuta a Ryuichi Ichinokawa, 44 anni, venditore di giocattoli quando 3 anni fa accettò di impersonare un testimone di nozze ad un matrimonio. Il successo fu tale, che iniziarono a piovere le richieste. Non riuscendo a soddisfarle tutte, Ichinokawa ha messo su un’agenzia, che conta ad oggi 30 dipendenti. Uomini e donne di tutte le età che, per un centinaio d’euro, possono fingere di essere vostri amici, colleghi, fratelli o persino mogli, per liberarvi da una solitudine potenzialmente imbarazzante nelle occasioni importanti.

Ichinokawa dice di farlo per il bene della gente: "Adoro aiutare queste persone con i loro problemi e renderle felici. Quando mi scrivono per ringraziarmi, mi sento soddisfatto". In 3 anni, non è mai stato smascherato. Se deve fingersi marito di una donna, cerca di sapere tutto di lei: abitudini, gusti ed esperienze personali, per poter rispondere ad ogni sorta di domanda e non mettere in imbarazzo la sua cliente. Si fa pagare 110 euro per una prestazione standard. I prezzi aumentano se gli si domanda di cantare al karaoke o di tenere un discorso in pubblico.

L’agenzia di Ichinokawa non è certo l’unica nel suo genere. Da una ricerca di The Guardian risulta che, negli ultimi 8 anni, il numero di agenzie che offrono questo tipo di servizi è quasi raddoppiato ed alcune di loro, contano fino a 1000 dipendenti.

Nonostante la singolarità delle prestazioni offerte, queste agenzie rispondono a una domanda crescente da parte della popolazione nipponica. Il loro successo poggia sulle frustrazioni del Giappone contemporaneo: la paura di essere soli e, soprattutto, di sembrare tali. I forti cambiamenti sociali ed economici che stanno attraversando la società giapponese negli ultimi anni hanno creato un senso di solitudine generalizzata, accompagnata da una forte avversione a mostrare problemi personali e professionali agli altri. Fare finta: è questa la parola d’ordine nel Giappone di oggi. Sintomi di una civiltà che sta cambiando.

Nella società nipponica di oggi i contatti sociali sono sempre più difficili e spopolano i siti di incontri via internet. A spingere i giapponesi a rifugiarsi nella rete, non è solo la solitudine, ma anche la crisi economica che sta interessando il paese. I disoccupati e i precari vittime della crisi si rifugiano nei cybercafé. Nei cybercafé giapponesi si può mangiare, fumare, fare una doccia e persino dormire. Molti clienti, non potendo più pagarsi un affitto, vi restano per mesi. Li chiamano neto nanmin, i "rifugiati di internet".  In genere i neto nanmin sono persone discrete, vanno nei cybercafè per dormire ed evitano ogni contatto. Si tratta di un fenomeno in piena espansione, in un Giappone in cui il 30% dei lavoratori è un lavoratore precario e il contratto a tempo indeterminato non è più la regola. Il mito della classe media universale e del lavoro a vita sta scomparendo.

La precarietà economica si riflette anche sulle scelte di vita delle nuove generazioni di giapponesi, che rimandano il matrimonio, in attesa di un lavoro stabile. Fino agli anni ’70, erano le famiglie a combinare i matrimoni. Poi sono arrivate le imprese: molti capi si occupavano di organizzare matrimoni tra i loro impiegati. La crisi economica degli anni ’90 ha messo fine a questo sistema e i giapponesi sono ora lasciati a se stessi. La maggior parte delle donne decide di godersi la propria libertà finché, rendendosi conto di aver poco tempo per mettere su famiglia, iniziano la "caccia al marito". Ma non è facile. Secondo gli psicologi, la spiegazione è semplice: le donne vogliono un marito capace di assicurare la stabilità finanziaria, cosa piuttosto rara in tempi di crisi; gli uomini cercano una donna che si occupi della casa, un ruolo che sempre meno donne nipponiche sono disposte ad accettare.

Oggi, la ricerca del partner ideale avviene sempre più spesso su internet: il 7% dei giapponesi dai 30 ai 39 anni affermano di aver trovato l’anima gemella sui siti d’incontri o su forum di discussione. Se anche questa ricerca dovesse fallire, non c’è problema. In Giappone c’è una soluzione a tutto: ci sono siti internet in cui si può trovare un partner virtuale. Basta parlare con loro, conquistarli, e il gioco è fatto: un partner disponibile con cui fissare appuntamenti e uscite…tutto rigorosamente virtuale. Sono soprattutto le giovani giapponesi a frequentare questi siti, stanche di essere ignorate dai loro coetanei, sempre meno interessati al genere femminile.

Li chiamano soshoku kei (gli erbivori), perché preferiscono le insalate alla carne. Ma non è solo questione di gusti alimentari; il termine, coniato dalla giornalista giapponese Maki Fukusawa, sta ad indicare una larga fascia di giovani alla ricerca di una nuova identità: rifiutano il modello giapponese del maschio dominatore e non vogliono assomigliare ai propri genitori. Poco interessati alla carriera e a mettere su famiglia, vivono con i loro genitori e sono molto attenti al loro aspetto. Rifiutano i modelli occidentali e sono un po’ nazionalisti. I cambiamenti della società si riflettono anche nei manga: sono sempre di più i fumetti in cui protagonisti sono quelli che si potrebbe definire degli antieroi: personaggi soli e malinconici alle prese con i piccoli ostacoli della vita quotidiana.

Secondo Fukusawa, che cura una rubrica sul giornale economico Nikkei in cui analizza le tendenze delle giovani generazioni, sono proprio gli erbivori la principale causa del basso tasso di natalità nell’arcipelago. In realtà, una causa non meno importante dei bassi tassi di natalità è la difficoltà di conciliare vita familiare e vita lavorativa in Giappone: le giornate di lavoro sono lunghe, le imprese sono riluttanti nell’ accordare permessi di maternità e gli asili nido prendono solo bambini dai 4 anni in su. Secondo un’inchiesta svolta dal ministero della Salute giapponese, un terzo delle donne giapponesi che hanno un lavoro al momento del matrimonio, smettono di lavorare nel giro di 3 o 4 anni. Per contrastare questa tendenza, il nuovo governo di Hatoyama ha promesso degli aiuti finanziari alle famiglie, che riceveranno un sussidio di circa 26.ooo yen al mese (circa 200 euro) per ogni bambino in età scolare.