Hillary, la donna più odiata d’America

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Hillary, la donna più odiata d’America

22 Novembre 2007

Stop Her Now, “Fermatela
adesso”. E’ il nome di uno dei tantissimi siti Internet americani nati, in
questi ultimi tempi, con un solo obiettivo: impedire che Hillary Clinton
diventi il prossimo presidente degli Stati Uniti. Ancora più esplicito un altro
sito web: Against Hillary, “Contro
Hillary”, dove i nemici giurati della senatrice di New York possono trovare
centinaia di articoli al vetriolo sulla ex
First Lady
. Against Hillary offre
anche una sezione dedicata alle affermazioni scomode (e poco note) della
Clinton, dalle quali emerge una figura assetata di potere, cinica e bara, che
utilizza spesso un linguaggio volgare nel rivolgersi ai suoi sottoposti.

L’inevitabile Hillary, che sembra avviarsi
senza grandi difficoltà a conquistare la nomination Democratica, è oggi senza
dubbio la donna più odiata d’America. E’ stato perfino coniato un nuovo verbo, to hillarate, per descrivere il
disprezzo che molti americani provano per lei. Un astio che si manifesta in
modo trasversale ai due partiti. In un saggio per la rivista Mother Jones, Jack Hitt ha sottolineato
che l’odio per Hillary Clinton non riguarda solo le sue idee politiche, ma
investe tutta la sua persona.

I
conservatori non la sopportano per il suo passato femminista e decisamente liberal. I liberal non la sopportano per il suo presente machista e decisamente conservatore. Negli anni ‘60 era contro la
guerra in Vietnam, quattro anni fa ha appoggiato la guerra in Iraq ed oggi non
esclude le maniere forti con l’Iran. A 20 anni, andava alle manifestazioni
pacifiste, ora ha votato una legge che considera reato bruciare la bandiera a
stelle e strisce. C’è poi la questione sempre aperta del suo turbolento
matrimonio. Per i conservatori, Hillary ha cinicamente approfittato della
popolarità che il tradimento di Bill le ha procurato al fine di costruirsi il
trampolino di lancio per la sua carriera politica. Per i liberal, rimanendo con il marito fedifrago, avrebbe rinnegato tutti
i suoi ideali femministi che l’avevano fatta assurgere ad eroina della sinistra
americana (per anni, Hillary ha rifiutato
di accostare il cognome Clinton a quello da signorina, Rodham)
. L’aspirante
presidente riesce così ad attirarsi strali roventi da destra e sinistra. Viene
aspramente criticata dall’editorialista del conservatore Wall Street Journal, Peggy Noonan, secondo cui, Hillary usa il
Paese per le sue ambizioni personali. Ma anche da Cindy Sheehan, paladina del
pacifismo anti-Bush, che la paragona a Rush Limbaugh, famoso conduttore
radiofonico di destra. Insomma, fredda e calcolatrice, ambigua e terribilmente
ambiziosa, Hillary Rodham Clinton viene ritenuta da una fetta consistente
dell’elettorato americano come una rediviva Lady Macbeth.

Per
i Repubblicani, la candidatura di Hillary Clinton, sarebbe una manna dal cielo.
Ne è convinto Jonah Goldberg della rivista conservative
“National Review”. Una campagna elettorale contro la ex First Lady darebbe infatti l’occasione al Grand Old Party di
presentarsi come il partito del cambiamento. La stessa propensione che l’anno
scorso ha determinato la vittoria dei Democratici alle elezioni di mezzo
termine. A solo un anno da quel successo, il Congresso a maggioranza
democratica è già più impopolare dell’amministrazione Bush e, allora, la voglia
di cambiamento potrebbe questa volta favorire i Repubblicani nella corsa alla
Casa Bianca. L’opinione di Goldberg non è condivisa da un altro giornalista
vicino al GOP, David Weigel, che sul
numero di ottobre della rivista The
American Conservative
ha messo in guardia i Repubblicani dal basare tutta
la campagna elettorale sull’odio per Hillary. Nel 2004, il partito Democratico
andò alle presidenziali all’insegna dello slogan ABB, Anybody But Bush, (Chiunque Tranne Bush). L’odio per
l’avversario era ben più forte del gradimento per il proprio candidato (lo
scialbo John Kerry). Sappiamo come è andata a finire. Ora il partito
dell’Elefante rischia di commettere gli stessi errori del partito
dell’Asinello. Per Weigel, il GOP ha
bisogno di un’agenda politica convincente. D’altro canto, gli attacchi contro
Hillary si sono dimostrati fallaci: Hillary ha goduto finora di una leadership
incontrastata in tutti i sondaggi e altrettanto si può dire per la sua abilità
nel raccogliere fondi elettorali. L’Hillaryfobia non paga più: nel 2007 sono
usciti quattro libri sulla senatrice democratica, ma nessuno è diventato un
bestseller. Né convince più di tanto la teoria che Hillary presidente sarebbe
un burattino nelle mani del First
Gentleman
Bill. Al riguardo, vale la pena di ricordare una barzelletta che
andava forte negli States durante la presidenza Clinton. Ad una stazione di
servizio, Bill vede la moglie chiacchierare con un suo vecchio boyfriend, che
ora fa il benzinaio e le dice: “Pensa Hillary, se lo avessi sposato, ora
saresti la moglie di un benzinaio”. Ed Hillary senza scomporsi: “Bill, se
l’avessi sposato, ora sarebbe lui il presidente”.