Stop Her Now, “Fermatela adesso”. E’ il nome di uno dei tantissimi siti Internet americani nati, in questi ultimi tempi, con un solo obiettivo: impedire che Hillary Clinton diventi il prossimo presidente degli Stati Uniti. Ancora più esplicito un altro sito web: Against Hillary, “Contro Hillary”, dove i nemici giurati della senatrice di New York possono trovare centinaia di articoli al vetriolo sulla ex First Lady. Against Hillary offre anche una sezione dedicata alle affermazioni scomode (e poco note) della Clinton, dalle quali emerge una figura assetata di potere, cinica e bara, che utilizza spesso un linguaggio volgare nel rivolgersi ai suoi sottoposti.
L’inevitabile Hillary, che sembra avviarsi
senza grandi difficoltà a conquistare la nomination Democratica, è oggi senza
dubbio la donna più odiata d’America. E’ stato perfino coniato un nuovo verbo, to hillarate, per descrivere il
disprezzo che molti americani provano per lei. Un astio che si manifesta in
modo trasversale ai due partiti. In un saggio per la rivista Mother Jones, Jack Hitt ha sottolineato
che l’odio per Hillary Clinton non riguarda solo le sue idee politiche, ma
investe tutta la sua persona.
I
conservatori non la sopportano per il suo passato femminista e decisamente liberal. I liberal non la sopportano per il suo presente machista e decisamente conservatore. Negli anni ‘60 era contro la
guerra in Vietnam, quattro anni fa ha appoggiato la guerra in Iraq ed oggi non
esclude le maniere forti con l’Iran. A 20 anni, andava alle manifestazioni
pacifiste, ora ha votato una legge che considera reato bruciare la bandiera a
stelle e strisce. C’è poi la questione sempre aperta del suo turbolento
matrimonio. Per i conservatori, Hillary ha cinicamente approfittato della
popolarità che il tradimento di Bill le ha procurato al fine di costruirsi il
trampolino di lancio per la sua carriera politica. Per i liberal, rimanendo con il marito fedifrago, avrebbe rinnegato tutti
i suoi ideali femministi che l’avevano fatta assurgere ad eroina della sinistra
americana (per anni, Hillary ha rifiutato
di accostare il cognome Clinton a quello da signorina, Rodham). L’aspirante
presidente riesce così ad attirarsi strali roventi da destra e sinistra. Viene
aspramente criticata dall’editorialista del conservatore Wall Street Journal, Peggy Noonan, secondo cui, Hillary usa il
Paese per le sue ambizioni personali. Ma anche da Cindy Sheehan, paladina del
pacifismo anti-Bush, che la paragona a Rush Limbaugh, famoso conduttore
radiofonico di destra. Insomma, fredda e calcolatrice, ambigua e terribilmente
ambiziosa, Hillary Rodham Clinton viene ritenuta da una fetta consistente
dell’elettorato americano come una rediviva Lady Macbeth.
Per i Repubblicani, la candidatura di Hillary Clinton, sarebbe una manna dal cielo. Ne è convinto Jonah Goldberg della rivista conservative “National Review”. Una campagna elettorale contro la ex First Lady darebbe infatti l’occasione al Grand Old Party di presentarsi come il partito del cambiamento. La stessa propensione che l’anno scorso ha determinato la vittoria dei Democratici alle elezioni di mezzo termine. A solo un anno da quel successo, il Congresso a maggioranza democratica è già più impopolare dell’amministrazione Bush e, allora, la voglia di cambiamento potrebbe questa volta favorire i Repubblicani nella corsa alla Casa Bianca. L’opinione di Goldberg non è condivisa da un altro giornalista vicino al GOP, David Weigel, che sul numero di ottobre della rivista The American Conservative ha messo in guardia i Repubblicani dal basare tutta la campagna elettorale sull’odio per Hillary. Nel 2004, il partito Democratico andò alle presidenziali all’insegna dello slogan ABB, Anybody But Bush, (Chiunque Tranne Bush). L’odio per l’avversario era ben più forte del gradimento per il proprio candidato (lo scialbo John Kerry). Sappiamo come è andata a finire. Ora il partito dell’Elefante rischia di commettere gli stessi errori del partito dell’Asinello. Per Weigel, il GOP ha bisogno di un’agenda politica convincente. D’altro canto, gli attacchi contro Hillary si sono dimostrati fallaci: Hillary ha goduto finora di una leadership incontrastata in tutti i sondaggi e altrettanto si può dire per la sua abilità nel raccogliere fondi elettorali. L’Hillaryfobia non paga più: nel 2007 sono usciti quattro libri sulla senatrice democratica, ma nessuno è diventato un bestseller. Né convince più di tanto la teoria che Hillary presidente sarebbe un burattino nelle mani del First Gentleman Bill. Al riguardo, vale la pena di ricordare una barzelletta che andava forte negli States durante la presidenza Clinton. Ad una stazione di servizio, Bill vede la moglie chiacchierare con un suo vecchio boyfriend, che ora fa il benzinaio e le dice: “Pensa Hillary, se lo avessi sposato, ora saresti la moglie di un benzinaio”. Ed Hillary senza scomporsi: “Bill, se l’avessi sposato, ora sarebbe lui il presidente”.