“Ho sconfitto la Pezzopane perché gli abruzzesi vogliono concretezza”

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“Ho sconfitto la Pezzopane perché gli abruzzesi vogliono concretezza”

Vicesindaco di Celano, consigliere regionale e, da ieri, presidente della provincia de L’Aquila. Antonio Del Corvo è un politico di poche parole, riservato e concreto. Forse per questo si è distinto come uno degli "uomini del fare" di Berlusconi, voluto dallo stesso premier per vincere in quella che il Pdl considera la "quattordicesima regione". Cinquant’anni, commercialista, ha sfilato la poltrona all’esponente di punta del Pd Stefania Pezzopane, in carica da sei anni, che gli abruzzesi ricorderanno come la donna che abbracciò Obama, entrando nelle loro case attraverso il televisore.

Del Corvo, è vero che in politica conta l’immagine?

Io sono stato contattato da Berlusconi il 27 gennaio. Dal giorno dopo ho cominciato a girare il mio territorio dalla mattina alla sera. Sa perché? La gente qui adesso ha molte difficoltà, e quello di cui ha bisogno è parlare. In questi mesi siamo riusciti a stare vicini alle persone. Oggi in politica, è vero, l’immagine conta. Ma nella nostra provincia c’è bisogno di concretezza, non di spot pubblicitari. Un amministratore deve conoscere e capire la gente del suo territorio, non farsi fotografare con le star.

Si aspettava questo risultato elettorale?

Otto punti di differenza, un ottimo risultato. Bisogna confessare che il risultato è andato meno bene sulla città de L’Aquila che non sul resto del territorio. Eppure contavo di vincere al primo turno, ma non in modo così eclatante. Siamo naturalmente soddisfattissimi.

Si diceva che l’astensionismo sarebbe stato alto, ma in Abruzzo non è andata così.

E’ un buon risultato per il territorio e per la politica. Il 64% dei votanti. Pensi che alle regionali di quattordici mesi fa, in Abruzzo, votò il 56% dei cittadini. Significa che nel giro di un anno e mezzo abbiamo recuperato molta fiducia da parte della gente. Questo, secondo me, si deve principalmente all’amministrazione del governatore Gianni Chiodi. Vuol dire che in poco tempo la nuova gestione è riuscita a cancellare i cattivi risultati di quella passata.

A L’Aquila però il "popolo delle carriole" ha alzato spesso la voce contro il governo. Cos’è successo?

Quelle persone vanno sicuramente capite perché non hanno più la loro città. Si immagina cosa vuol dire ritrovarsi senza strade, senza case, senza vita? Questo è un territorio che vive un’esasperazione tremenda. Le proteste servivano a tenere alta l’attenzione dei media. Eppure, evidentemente, quelle persone non rappresentavano la maggioranza dei cittadini. Diciamo le cose come stanno: c’è stato anche un fattore di strumentalizzazione delle proteste da parte del centrosinistra.

Nel suo programma lei  parla di "ricostruzione del tessuto sociale". Cosa intende?

In questo momento gli edifici e le abitazioni de L’Aquila sono distrutti. Adesso si sta liberando il centro storico dalle macerie, grazie al governo. Nonostante questo però, non ci sono più luoghi in cui la gente possa incontrarsi e riprendere a vivere normalmente. Dobbiamo ricreare questi luoghi, e restituire alle persone un’identità. A questo proposito bisogna favorire gli investimenti per creare centri d’accoglienza e aggregazione.

Quali sono le cose più importanti delle quali si occuperà da domani?

Naturalmente il più grande problema è la ricostruzione dei centri storici a seguito del terremoto, in particolare del capoluogo. Un’altra questione è relativa alla grave crisi economica, che già da prima del sisma affliggeva il territorio. E poi ancora, le infrastrutture, che non soddisfano le reali necessità dei cittadini. Si figuri che noi ci sentiamo più vicini a Roma che non a Pescara. Se avessimo una migliore rete ferroviaria e stradale la gente ne trarrebbe senza dubbio enormi vantaggi. Teniamo presente che non vediamo una strada nuova da almeno vent’anni. Al momento varie opere infrastrutturali sono inserite nella programmazione regionale, ma il nostro obiettivo è di realizzarne il più possibile.

Nel  suo programma elettorale lei parla di disoccupazione e ambiente. Come intende affrontare questi temi?

Si, la disoccupazione è un problema reale. Ma credo che per stimolare l’occupazione dobbiamo investire più che altro nella formazione professionale, in modo tale da creare figure professionali adeguate. A questo proposito vogliamo applicare l’accordo "Stato, Regioni, Provincie e Parti sociali" proposto dal ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Maurizio Sacconi: è un accordo che rilancia l’apprendistato all’interno delle aziende, al fine di migliorare le capacità dei lavoratori mantenendo il controllo da parte delle istituzioni sulla formazione. E’ secondo me un buon metodo perché nel momento in cui un’azienda formerà quattro o cinque persone, di queste, almeno due verranno confermate. L’obiettivo, naturalmente, è di far crescere la percentuale. In passato, purtroppo, si è visto che i soldi spesi dalle amministrazioni per la formazione privata sono andati sprecati. Per quello che riguarda l’ambiente dobbiamo tutelare soprattutto i nostri parchi naturali. Ma è chiaro che se non abbiamo delle infrastrutture soddisfacenti, nessuno si sposterà nella nostra provincia. Come vede, tutti i problemi sono fortemente legati l’uno all’altro.

Come imposterà il rapporto con l’opposizione?

Mi auguro di poter collaborare col centrosinistra in modo costruttivo, senza scontri politici inutili, senza diverbi strumentali. In gioco c’è la rinascita della nostra provincia e del nostro territorio.