Hollywood non ci ha raccontanto che il “Paziente inglese” era gay

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Hollywood non ci ha raccontanto che il “Paziente inglese” era gay

07 Aprile 2010

Durante la Seconda Guerra mondiale, l’esploratore Laszlo Almasy portò dietro le linee nemiche agenti nazisti attraverso il Sahara in un viaggio epico. Ora la vera storia dell’uomo protagonista de “Il paziente inglese” viene a galla.

Quando era ragazzo, il figlio di un nobile ungherese aveva lo sguardo perso nell’orizzonte, lontano dal suo luogo di nascita, un castello nella regione del Burgenland, oggi parte dell’Austria. Il ragazzo aveva sempre desiderato l’irraggiungibile. All’età di 14 anni si costruì da solo un aliante per poter volare, ma si schiantò al suolo. Poi, nel corso degli anni Trenta, Laszlo Almasy tentò di scoprire l’oasi perduta di Zarzura. Questo luogo leggendario è raccontato nei libri dei misteri arabi e nella raccolta di storie de  “Le mille e una notte”, dove l’oasi viene chiamata la “città del rame”. 

L’avventuriero esplorò 2 milioni di kilometri quadrati di Sahara. Ha misurato la terra, disegnato mappe e messo piede in quel mare di sabbia “che nessun occhio umano aveva mai visto”. Nella remota Wadi Sura era addirittura inciampato in rifugi dell’Età della pietra; una scoperta sensazionale. Ma non aveva mai scoperto Zarzura. Non vi è dubbio che Almasy fosse un uomo che seguiva i suoi desideri. Ma chi era in realtà questo esploratore, istruttore di volo e agente nazista, che i beduini chiamavano con rispetto Abu Ramla, ovvero "Padre della Sabbia"?

Il melodramma distorto di Hollywood. I diari di Almasy sono scomparsi. I rapporti che scrisse per il servizi segreti tedeschi furono recuperati dagli inglesi e adesso sono conservati all’Imperial War Museum di Londra. Il monumento che Hollywood gli ha eretto rappresenta un’immagine distorta. L’Almasy descritto ne “Il paziente inglese” muore a causa di un’overdose di morfina; un eroe con il cuore spezzato da una donna e determinato a morire. In realtà, l’esploratore morì di dissenteria amebica nel 1951. E non aveva molto interesse per le donne.

Tra i suoi documenti sono state ritrovate alcune lettere d’amore. Almasy, un membro degli Afrika Korps tedeschi, le scrisse ad un giovane soldato di nome Hans. Anche l’Heinrich Barth Institute for African Studies di Colonia possiede corrispondenza personale di Almasy, ma non intende pubblicarla. Tuttavia, un membro dello staff rivela: “Tra gli amanti di Almasy vi erano principi egiziani”.

Inoltre, sono emersi nuovi dettagli riguardanti la sua azione più coraggiosa. Nel 1942, Almasy portò di nascosto agenti tedeschi all’interno dell’Egitto occupato dagli inglesi, un’impresa conosciuta col nome di “Operazione Salam”. Per completare il viaggio, guidò per 4.200 kilometri attraverso il Sahara orientale. Un resoconto delle sue esperienze di guerra in Africa, che Almasy scrisse in ungherese, è stato ora pubblicato per la prima volta in tedesco.

Un viaggio epico. Secondo il resoconto, Almasy lavorava per la “Brandenburg Division”, una famosa unità dell’agenzia d’intelligence militare esterna tedesca che portò a termine atti di sabotaggio dietro le linee nemiche. Ben presto gli fu assegnata una missione delicata: portare di nascosto via terra delle spie fino al Nilo. Il viaggio cominciò nel maggio 1942, allorché il gruppo lasciò le oasi di Jalo in due camion statunitensi e due Chevrolet rubati. All’inizio puntavano direttamente ad est, attraverso il terreno  meno praticabile. Tuttavia, incontrarono una zona morta con sabbie mobili e pianure cocenti. I veicoli continuavano ad affondare nella sabbia, e quando due dei guidatori si ammalarono di diarrea il gruppo decise di tornare indietro.

In un secondo tentativo, qualche giorno dopo, il convoglio guidò fino all’entroterra libico, per poi girare verso il Nilo nei pressi di Kufra, nella Libia sud-orientale. “Il terreno è terribile”, annotò Almasy. Ad un certo punto, il gruppo avvisto gli inglesi. “Sto osservando il nemico con il mio binocolo”, scrisse Almasy. “Stanno pregando”. Subito dopo, lui ha coraggiosamente svuotato i serbatoi di benzina del nemico.

Dopo un viaggio difficile, il gruppo raggiunge la ferrovia vicino alla città egiziana di Asyut. Le spie, Hans Eppler e Peter Stanstede, scesero e proseguirono per Il Cario, dove si diressero nel distretto a luci rosse. Nascosero i loro ricetrasmettitori all’interno di un cocktail bar sulle rive del Nilo.
Come ha potuto aver successo questo epico viaggio? È risaputo che Almasy aveva un deposito dove teneva cibo, carburante e acqua per il viaggio di ritorno. Ha descritto il sito come “una cava profonda incastonata in una montagna, un vero nascondiglio per ladri”. Nel corso degli anni vi sono stati molti tentativi di trovare questo nascondiglio e ora una spedizione austriaca ha finalmente scoperto il sito nell’Egitto meridionale.

Operazione militare coraggiosa. L’archeologa Kathrin Kleibl rivela che gli austriaci hanno scoperto batterie d’auto polverose e tubature interne nella caverna, oltre a barattoli di benzina, bottiglie di schnapps e “due scatolette di carne brasiliana in salamoia e una scatoletta di latte condensato”. Per quanto banale possa sembrare questo materiale, si tratta di una delle operazioni militari più coraggiose dietro le linee inglesi. Almasy sapeva tendere micidiali trappole nel deserto, sebbene durante la guerra fosse schierato dal lato sbagliato.

La missione segreta in sé non provocò molto danni. Gli agenti tedeschi trasmisero informazioni da Il Cairo per diverse settimane, ma poi il trasmettitore si ruppe. Chi si affrettò a riparare il trasmettere fu nientemeno che il futuro Presidente dell’Egitto, Anwar al-Sadat, all’epoca membro del movimento di resistenza contro l’occupazione inglese. Ma Sadat capì velocemente che c’era qualcosa di strano nella situazione. Nelle sue memorie ha scritto che le spie avevano rotto il trasmettitore di proposito, così da potersi divertire con “due prostitute ebree”.

Tratto da Der Spiegel International

Traduzione di Emanuele Schibotto