“Hong Kong Libera”, ora le richieste dei manifestanti aumentano. E il governo tace (per ora)

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“Hong Kong Libera”, ora le richieste dei manifestanti aumentano. E il governo tace (per ora)

“Hong Kong Libera”, ora le richieste dei manifestanti aumentano. E il governo tace (per ora)

23 Gennaio 2020

Chi sperava che le proteste si fossero placate dopo il ritiro della legge sull’estradizione si sbagliava di grosso. Ad Hong Kong le proteste continuano. Non solo. I quasi sei mesi di manifestazioni hanno fatto sì che la coalizione pan-democratica abbia preso più del 90% dei seggi nei consigli distrettuali alle ultime elezioni svolte il 24 Novembre 2019. E proprio questa vittoria ha galvanizzato ulteriormente i manifestanti.

Non a caso, ora le richieste presentate al governo a suon di proteste sono diventate cinque: oltre al ritiro della legge sull’estradizione, anche la formazione di una commissione indipendente d’indagine, il ritiro di tutte le accuse contro i manifestanti, il ritiro della definizione “rivolta” in merito all’occupazione stradale del 12 Giugno e una riforma elettorale sulle elezioni sindacali e parlamentari. La maggior parte delle persone che hanno votato per la coalizione pan-democratica, infatti, è d’accordo che non basta ritirare la legge. Occorrono delle riforme più radicali. Ora.

Dal canto suo il governo rimane in silenzio. Silenzio che ha addirittura finito per mettere più carne sul fuoco inasprendo i conflitti tra i poliziotti e i manifestanti.

Hong Kong, attualmente, è divisa in due parti: la parte gialla e la parte blu. Il colore giallo, largamente usato nel 2014 durante l’occupazione delle strade principali, è diventato il colore della coalizione pan-democratica; mentre il colore blu, preso dalla divisa della forza dell’ordine, è quello della coalizione pro-governo.

“Liberare Hong Kong, la rivoluzione dei nostri tempi” è lo slogan più urlato dai manifestanti. Slogan che ha fatto breccia e trovato il consenso della popolazione. Non si tratta certo di una rivoluzione d’indipendenza. Di fatto, quasi nessuno vuole che Hong Kong sia indipendente, ma molti vogliono che Hong Kong sia davvero autonoma. Le proteste non sono indirizzate ai politici o alla legge, ma ad un sistema. La libertà economica, finanziaria e politica che si respira ad Hong Kong non viene messa in discussione nemmeno dai sostenitori della protesta, i quali chiedono sostanzialmente una politica basata sul volere della popolazione. Non si tratta di “Hong Kong first” oppure anarchia, ma liberarsi dai giochi oligarchici di una politica serva di un sistema che fa comodo a pochi.