Huntington non è un mostro, ma il teorico della difesa dell’Occidente

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Huntington non è un mostro, ma il teorico della difesa dell’Occidente

04 Novembre 2007

Lo hanno
dipinto come il regista dello splashpage
tra Oriente e Occidente, neanche avesse scritto la sceneggiatura di “Trecento”.
In dieci anni The Clash of Civilizations
and the Remaking of World Order
è diventato un libro da mettere all’indice della
coscienza democratica, una “morfologia” razzista travestita da geopolitica, quando
invece seguiva gli insegnamenti di Braudel sui conflitti tra civiltà, con un
buon numero di fonti e cifre alla mano. Ma non c’era posto per i tempi lunghi
della Storia nel sogno postmoderno di un mondo al tramonto, di una società
(s)fatta e finita come la nostra. La parola ‘identità’ rimessa al centro della
discussione scientifica puzzava e puzza ancora troppo di modernità.

Cosa c’era
scritto nel peggiore dei libri possibili? Che il pluralismo culturale e l’idealismo
democratico sono state le sentinelle di un Occidente monolitico che, in questo
ventennio, ha esaltato le differenze esasperandole e nello stesso tempo ha
cercato di imporre i suoi valori universali su scala planetaria. Questo
idealismo affonda le sue radici nel Romanticismo ed è insieme particolaristico
e volontaristico. Un esempio di particolarismo postmoderno è stata la fallimentare
gestione politica del conflitto bosniaco da parte delle potenze occidentali. Inseguendo
le idee multiculturaliste cariche di sensi di colpa sui “crimini dell’Occidente”,
Clinton acconsentì a una separazione su base etnica della Bosnia, tra croati,
serbi e musulmani. Era la soluzione relativa. Creare un governatorato ONU
protetto dalle truppe americane. Ma un paese composto da più civiltà non
appartiene a nessuna civiltà, dice Huntington. Privo di un nucleo culturale,
quel Paese è incapace di rinnovarsi. Fino a quando non arriva un’identità più
forte delle altre come quella religiosa. Ecco com’è nato “il primo stato
islamico d’Europa alleato dell’Iran”.

L’illusione
volontaristica invece sta nel ritenere l’Occidente un faro per il resto del
mondo. Le altre civiltà sono sorpassate e si uniranno presto a noi, festosamente,
accettando senza obiezioni le libertà individuali, i diritti umani e la
democrazia parlamentare. L’universalismo è sfrenato, tutto il mondo chiede gli
stessi valori (i nostri), le istituzioni e le pratiche che contraddistinguono
la comunità atlantica e lo stile di vita capitalistico. Secondo Huntington
questa affermazione è falsa, pericolosa, immorale.
L’intervento dell’Occidente in un mondo composto da più civiltà è una continua fonte
d’instabilità che potrebbe portare a un conflitto planetario.

Il
volontarismo è un’ideologia che schiaccia le diversità, così come il
particolarismo le santifica e le sorregge. Sono ideologie del declino buone per
un mondo pieno di guerre e conflitti locali. Invece dovremmo pensare a come
proteggere e preservare la nostra cultura e solo allora, forti della nostra
identità, cercare delle “comunanze culturali” con le altre civiltà. Una morale
minimalista, insomma, fondata sulla comune condizione umana e sulle prossimità tra
culture diverse. Rinunciare all’universalismo, accettare le diversità e cercare
comunanze. Non era questo che voleva dire Huntington?