I Balcani nella Ue, un percorso senza scorciatoie

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I Balcani nella Ue, un percorso senza scorciatoie

27 Marzo 2013

L’UE ha un’arma importante a disposizione per motivare i governi dei Balcani Occidentali che richiedono di aderire nell’Unione europea. L’armae’ quella di condizionare i governi nel fare le riforme necessarie per essere nei standard di Copenaghen. Tuttavia, la strategia di "condizionamento" ha i suoi i critici e sostenitori, ma entrambe le parti pongono domande  importanti circa l’ impatto della politica dell’Ue nei confronti dei paesi che aspirano ad aderire. Il processo di adesione all’UE è lungo e faticoso, e non c’è una strada che taglia corto. 

Questo è il caso dei paesi dei Balcani che vengono  visti non del tutto riformati, corrotti o mal governati, come con i nuovi membri dell’Ue, la Bulgaria e la Romania, o ripetenti insolventi come nel caso della Grecia. Cosa sarebbe accaduto se la Grecia fosse stata costretta a rispettare le regole severe per l’adesione all’UE (criteri di Copenaghen: politici, economici e  acquis comunitario, che stabiliscono i parametri che uno stato candidato all’adesione all’ Unione Europea deve rispettare), che sono ora applicate ai paesi ex-comunisti dei Balcani? 

Ma alla vigilia della seconda guerra mondiale, la Grecia era solo uno dei vari paesi dei Balcani, con pochi diversità rispetto a vicini come la Bulgaria o la Iugoslavia del Maresciallo Tito. Fu il destino – e le forze alleate – a decidere che la Grecia fosse un paese occidentale e gli altri due dentro la cortina di ferro dell’inferno comunista dopo la guerra. Finito la dittatura dei colonnelli, nel 1981, contro la raccomandazione della Commissione europea e per ragioni in gran parte di politica della guerra fredda, la Grecia fu accolta nell’Unione europea, e 20 anni più tardi entrerà a far parte dell’euro.

Oggi, le regole sono molto severe. Tutti i paesi dei Balcani occidentali che aspirano ad aderire nell’Ue devono avviare riforme per avere istituzioni stabili che garantiscano la democrazia, lo stato di diritto, i diritti dell’uomo, il rispetto delle minoranze e la loro tutela. Ma anche riforme per l’esistenza di un economia di mercato affidabile e capacità di far fronte alle forze del mercato e alla pressione concorrenziale dell’Unione Europea. I sostenitori del condizionamento dell’Ue con i criteri di Copenaghen: cioe’ politici, economici e  acquis comunitario pensano che questo abbia un impatto positivo impostando un elevato standard di governo dello Stato di diritto e rimuove l’ attenzione dal populismo e dal nazionalismo nei Balcani Occidentali.

Serbia e Kosovo rappresentano un altro esempio di "condizionalità" dell’Unione europea, che si propone per la stabilità regionale. L’ ultimo incontro tra il presidente serbo e kosovaro certamente evidenziano i benefici della pressione da parte dell’Unione europea. Bruxelles chiede un accordo tra la Serbia e il Kosovo su diverse questioni, prima di avviare le discussioni dell’adesione della Serbia nell’Unione europea. Il kosovo deve avviare le riforme del sistema giudiziario e la tutela delle minoranze etniche, prima di avviare i negoziati per l’accordo  Associazione- Stabilizzazione e di e la liberalizzazione dei visti col l’Ue.

Il presidente serbo Nikolic cerca un disperato successo della Serbia per l’adesione all’UE . Ma l’ economia serba ha una presa verso il basso ed è in aumento la pressione sociale, il governo cerca di mostrare un certo successo nei negoziati. Tali manovre non comportano automaticamente il riconoscimento del Kosovo da  parte di Belgrado, e Nikolic farà abbastanza per avviare i negoziati di adesione all’Unione europea. I critici del "condizionamento" dicono che l’UE sta imponendo un carico pesante in tempi economicamente difficili. Al posto di accelerare il processo di adesione per stabilizzare una volta tutte i paesi dei Balcani occidentali, il condizionamento in realta’ sta aumentando la fatica dalle riforme  e gli Stati aspiranti  potrebbe minare i governi perché messi sotto pressione.

I critici dicono che l’intervento palese dell’Unione europea in un periodo di difficoltà economica può dare forza  ai estremisti e nazionalisti pronti a innescare una politica dell’odio. Gli estremisti potrebbero ottenere il sostegno in un pubblico disorientato semplicemente affermando che Bruxelles è alla ricerca di scuse per escluderli, minando cosi la sovranità nazionale