I cacicchi all’attacco del Pd
12 Gennaio 2009
di redazione
Non si sta un po’ esagerando? Non c’è, sindaco, governatore, amministratore locale del Pd che non abbia una ricetta per cambiare il Pd e in qualche mondo soffiare il posto a Walter Veltroni. Altro che partito dei cacicchi…!
In Sardegna Soru imposta la sua campagna tutta in chiave anti-Berlusconiana, mettendo in conto, in caso di vittoria, di diventare lui lo sfidante del Cav. sulla scena nazionale. E intanto discetta si formule politiche e di nuove alleanze.
A Trento, il presidente della Provincia e ispiratore della Margherita, Lorenzo Dellai, teorizza una rivoluzione politica in cui il Pd faccia il partito socialista e nasca un nuovo partito popolare forte per una riedizione del centro-sinistra d’antan.
A Torino e non solo, Chiamparino (con Penati e Cacciari) vagheggiano un Pd del Nord, un partito dal forte insediamento locale per contrastare la Lega e riconquistare le regioni "che tirano".
In Puglia, Vendola, prepara scissioni e nuove rifondazioni, contando sul fallimento del Pd e sulla rinascita di nuovi spazi a sinistra
Il colmo si raggiunge a Napoli dove Antonio Bassolino, con quel po’ po’ di fallimenti personali e politici collezionati in decenni, ora pensa di farsi un suo partito personale per restare al potere contro la stessa volontà del Pd.
Un tempo i governi locali erano il fiore all’occhiello della sinistra: venivano presentati come laboratori di efficenza e di onestà e consentivano al Pci prima e ai Ds poi di promettere le stesse performance a livello nazionale.
Oggi, tra le inchieste della magistatura e le mille ambizioni dei "cacicchi", quando Veltroni sente parlare i sindaci ei governatori del suo partito fa gli scongiuri.