I Cattolici e il bipolarismo dell’identità e della non identità
21 Febbraio 2012
Cattolici e politica, cattolici e sistema elettorale, cattolici e bipolarismo, cattolici e neocentrismo. Il mondo cattolico è sempre più al centro del dibattito politico. Attorno al voto dei cattolici si gioca molto della prossima competizione elettorale. Ma storicamente, e politicamente, dove si collocano i cattolici nel panorama politico italiano? Un convegno della Fondazione Magna Carta e della Associazione Libertà Eguale prova a dare una risposta. Appuntamento giovedì 23 febbraio, piazza della Pilotta 4 alle 16,00.
Alla metà degli anni Novanta molti cattolici pensavano ancora che il bipolarismo fosse negativo in quanto rendeva impossibile una presenza identitaria cattolica in politica. Nonostante il fallito tentativo di Martinazzoli di tenere la barra al centro alle elezioni del 1994 e la successiva divisione del partito, l’idea che il centro avrebbe costituito una possibilità di presenza identitaria e avrebbe frenato la secolarizzazione della politica era ancora molto diffusa. Siccome l’esistenza di un centro era contraddetta dal sistema maggioritario e dal bipolarismo, in molti esprimevano scetticismo verso il nuovo sistema elettorale e il bipolarismo.
Questo era il caso di chi era interessato a mantenere una presenza identitaria cattolica in politica. Viceversa, coloro che, in ambito cattolico, spingevano per una maggiore secolarizzazione della politica e per una presenza dispersa dei cattolici, insistevano sul maggioritario e sul bipolarismo, cui assegnavano il merito di aver costretto i cattolici ad accettare pienamente la laicità della politica e ai Vescovi di aver abbandonato definitivamente l’idea di una unità politica dei cattolici. Possiamo chiamarli i cattolici della non-identità
Si poteva allora stabilire una equazione di questo tipo: il progressismo cattolico, che intendeva liberare la democrazia costituzionale da ipoteche religiose e che interpretava il postconcilio come abbandono non solo della cristianità ma anche di tutti i suoi surrogati successivi, spingeva per il bipolarismo come punto di non ritorno all’unità dei cattolici in politica; mentre un altro cattolicesimo rimaneva ancora legato all’idea di unità e di identità e vedeva nel proporzionale una maggiore garanzia in questo senso, paventando, viceversa, la scomparsa della presenza cattolica dichiarata in politica. Se tutto è o di destra o di sinistra, dicevano costoro, la secolarizzazione della politica è definitiva, ma i cattolici ci sono proprio per affermare che non tutto è di destra o di sinistra.
Ora, a distanza di anni, la situazione si è per molti versi capovolta. Oggi un cattolico interessato ad una presenza identitaria è contrario al proporzionale e difende il bipolarismo. Perché? Per capire questo bisogna prendere atto di un fenomeno di straordinaria importanza. Il mondo cattolico oggi è diviso in due, la Chiesa stessa è divisa in due. Si dirà: è sempre stato così. In un certo senso è vero. E’ durata a lungo, ai tempi della Democrazia cristiana, la divisione tra cultura della presenza e cultura della mediazione e se si risale all’indietro si arriva alla contrapposizione tra intransigenti e liberali. La divisione è cominciata con l’approccio alla modernità. Però non si può negare che oggi la cosa è molto più radicalizzata. Prendiamo, a titolo di esempio, l’argomento della legge morale naturale e dei cosiddetti principi non negoziabili. La parte del mondo cattolico che abbiamo chiamato della non-identità nega l’esistenza stessa di una legge morale naturale, che considera una riproposizione surrettizia della vecchia unità politica dei cattolici trasferita dal piano religioso al piano etico. Siccome il piano morale rimanda per sua forza al piano religioso e lo farebbe rientrare dalla finestra, una laicità esasperata e una secolarizzazione completa richiedono la negazione della legge morale naturale. L’altra parte del mondo cattolico, quella che abbiamo chiamato dell’identità, pensa invece esattamente il contrario. Mentre i primi negano ogni forma di “regalità” di Cristo nelle cose temporali e per questo non accettano la legge morale naturale, i secondi vedono nel rispetto della legge morale naturale l’ultima difesa della regalità di Cristo e un implicito rimando alla religione come fondamento ultimo della legge morale naturale stessa. I primi corrodono, tramite la negazione della legge naturale, ogni residua forma di ruolo pubblico della religione, i secondi lo difendono proprio difendendo la legge morale naturale.
Si assiste allora al seguente fenomeno. Si era ritenuto, e ancora si ritiene da molte parti, che sia stato il cambiamento della legge elettorale e del quadro politico nel senso del bipolarismo ad aver diviso in due il mondo cattolico. Invece tale divisione è antecedente, ha carattere teologico, e si proietta sul sistema politico, collocando in modo bipolare i cattolici dell’identità e quelli della non-identità. Il sistema politico bipolare riflette la bipolarità esistente dentro il mondo cattolico.
Ecco perché il bipolarismo diventa occasione di chiarezza e distingue i cattolici della identità da quelli della non-identità, permettendo ad ambedue di esprimersi. Un ritorno ad un centro favorito da un recupero del proporzionale non può più risultare gradito al mondo cattolico. E per di più vale sempre meno la soluzione” di lasciare libertà di adesione politica per chiamare poi a raccolta sui temi etici. Infatti il pomo della discordia è proprio la questione etica, soprattutto nella possibilità che i temi etici di richiedano un fondamento religioso o lo escludano. La collocazione politica ne consegue. E’ un errore quanto si sente spesso dire e cioè che i cattolici sarebbero sensibili ai temi etici e una compagine politica che desiderasse avere il loro voto dovrebbe dichiarare l’assolutezza appunto dei principi morali. Ciò vale per i cattolici dell’identità ma non per quelli della non identità. Per escludere il riferimento religioso – come è nella posizione del progressismo cattolico della non-identità – i temi etici devono essere privati della loro assolutezza, finendo per congedarci anche dall’unità etica dei cattolici, dopo il congedo dall’unità religiosa.
La cosa ha assunto una notevole emergenza con il pontificato di Benedetto XVI, che ha ripetutamente rilanciato la legge morale naturale e i principi non negoziabili con una insistenza particolarmente accorata, mettendo in grande difficoltà i cattolici della non-identità. Il nesso stretto di ragione e fede, l’idea continuamente riproposta che non viviamo in un mondo a caso ma che possiede una logica che noi possiamo conoscere, l’idea che la secolarizzazione attacca non colo la religione ma la verità e il senso e non si arresta se non quando è arrivata alle estreme conseguenze del nichilismo se fede e ragione non si alleano per salvare l’ordine umano del mondo … tutto questo ripropone in modo forte e rinnovato l’importanza di una presenza identitaria, che solo acrobazie intellettuali potrebbero misconoscere. Il problema è di difficile soluzione per i cattolici della non-identità, che non riescono a prenderlo di petto ma semmai si ingegnano di rinviarlo o evitarlo o ignorarlo.
Sta di fatto che il bipolarismo mantiene le identità: quella dell’identità cattolica e quella della non-identità cattolica, mente un ipotetico centro rimetterebbe ancora una volta insieme visioni non solo politiche ma anche teologiche diverse, mescolando le cose e scontentando tutti. Se chiarimenti e convergenze devono arrivare, non arriveranno dal sistema politico ma dal precedente piano teologico.