I cattolici, San Francesco e le omelie di re Giorgio (Napolitano)

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I cattolici, San Francesco e le omelie di re Giorgio (Napolitano)

20 Dicembre 2011

Sarà un particolare, ma è dai particolari che si capisce tanto. Domenica ad Assisi c’è stato il concerto di Natale, nella Basilica inferiore, organizzato dai frati e dalla Rai. Ospite d’onore, il Presidente della Repubblica. Al quale, fra l’altro, un giornalista ha chiesto se per superare la crisi economica gli italiani debbano anche sperare in San Francesco ed aggrapparcisi. E Giorgio Napolitano ha risposto “gli italiani devono aggrapparsi soprattutto a loro stessi, è in se stessi che devono avere fiducia”.

Certo, direte voi, cosa ti aspettavi dal compagno Napolitano – il vero leader della sinistra, momentaneamente Presidente della Repubblica? Lui è sempre stato se stesso, un comunista mai diventano ex, mai pentito di aver appoggiato le peggiori dittature del secolo scorso, e su Eluana sappiamo com’è andata.  Poteva forse dire di affidarci tutti a San Francesco?

Al compagno Napolitano, onestamente, va dato atto di essersi sempre comportato con coerenza e senza ipocrisia, tanto che pure stavolta ha risposto spontaneamente, senza neanche rischiare la cortesia che l’occasione – il concerto di Natale –  il luogo – la Basilica di Assisi – e il personaggio citato – il Patrono d’Italia, cioè il santo deputato a proteggere il nostro paese  – avrebbero potuto suggerire.

Cioè alla vigilia di Natale (nascita di Gesù, Figlio di Dio), in occasione del solenne concerto tradizionale, dalla patria del santo patrono d’Italia, (fra l’altro il santo “povero” per eccellenza, nel senso della rinuncia a se stesso, ai beni, il più oblativo nell’amore per il prossimo, e amatissimo nel paese), ecco, con proprio questo Santo qui,  uno ti chiede a chi ti affideresti in un momento di crisi e tu, chiaramente, rispondi:  ”ognuno a se stesso”!

Neanche fosse il  Barone di Munchhausen (magari l’ha letto da giovane e se n’è ricordato là per là) quando raccontava che era riuscito a uscire dalle sabbie mobili tirandosi fuori da solo per i suoi capelli!

E invece uno che ha passato gli ultimi anni a sermoneggiare per ogni dove sull’unità d’Italia, uno che ogni tre per due celebra i 150 anni della nazione, sostanzialmente il papa laico del paese, eletto a custode della sua unità, credibilità, e soprattutto salvezza, (re Giorgio, lo ha invece chiamato il New York Times), ecco uno così manco riesce a rendere omaggio al Patrono d’Italia, nella casa del Patrono, per il solenne concerto di Natale!

Mangiare insieme ai frati, magari pure con un “pasto sobrio”  (in linea con il loden), nonostante i panettoni glassati con il tricolore (questo lo racconta il Corriere) come ha fatto il compagno Napolitano, non basta a rendere omaggio al Poverello di Assisi, indipendentemente dalle intenzioni del Presidente della Repubblica: un minimo di riconoscimento almeno culturale, se proprio quello religioso non esce, ci vuole. Qualcosa tipo: “il ruolo di San Francesco nella identità del nostro paese”, che so.

Ma il problema non è il compagno Napolitano, che ha tutto il diritto di essere se stesso fino in fondo (e ci mancherebbe pure!). Il problema è quando tanti cattolici lo prendono come autorevole riferimento MORALE – e sottolineo MORALE –  del paese, senza neanche rendersi conto del personaggio.  Ai quali, quindi, giustamente, non rimane che aggrapparsi a se stessi.