I centristi, dopo Bologna, vanno a sinistra senza vergogna
09 Novembre 2015
A Bologna dal palco di Piazza Maggiore Matteo Salvini ha silurato Alfano con l’ennesima battuta pesante, definendolo “un personaggio inutile e incapace”. Ma, tutto sommato, ormai a questi insulti Angelino Alfano è abituato, e infatti le repliche del Nuovo Centrodestra arrivano subito, ma in toni tranquilli, come quelli di Schifani: “La politica non si fa con le offese. Salvini lasci stare le espressioni triviali e le offese che non fanno onore alla politica. Con quelle e con il suo populismo non andrà da nessuna parte". Insomma, ordinaria dialettica politica tipica di questi tempi; fin qui niente di nuovo.
Ma ieri il tenore del dibattito cambia. E accade dopo l’intervento di qualcuno che, intervenendo da esterno nella polemica, ci mette per così dire lo zampino, punzecchiando il Nuovo Centrodestra e alzando il livello politico dello scontro. Il leader di Scelta civica e sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti, scrive un bel post su Facebook in cui inizialmente esprime "massima solidarietà sul piano personale ad Angelino Alfano per l’indegna e studiata personalizzazione degli attacchi di cui è oggetto da parte di Matteo Salvini”.
Poi prosegue, e qui viene il bello, dicendo che “altrettanta solidarietà sul piano politico passa però per la coerenza da parte di Ncd di chiedere un chiarimento politico in Lombardia e ottenere che il governatore Roberto Maroni sconfessi in modo netto il suo segretario nazionale, pena l’uscita di Ncd dalla giunta e dalla maggioranza. Altrimenti, spiace dirlo, ad essere sconfessato sarebbe il fatto stesso che Ncd sia ancora un partito: tertium non datur". Praticamente un piccolo petardo tra i centristi, un messaggio del tipo: se sei un vero uomo fatti sotto e raccogli la sfida!
L’Ncd si trova in imbarazzo. A chiedere un confronto con Maroni evidentemente non aveva proprio pensato.
Ma, a questo punto, non può fare altro. E così nella mattinata di ieri parte una nota in cui il Gruppo del Nuovo Centrodestra in regione Lombardia “chiede un chiarimento politico al Presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni" per gli insulti inaccettabili di Bologna. "Con il Presidente Maroni – dice la nota – il Nuovo Centrodestra non ha mai avuto alcun problema politico né identitario…Gli chiediamo se dopo la manifestazione di Bologna qualcosa sia cambiato, perché in passato abbiamo potuto constatare la grande differenza tra la Lega di Maroni e quella salviniana. Siamo convinti che la dignità sia ingrediente fondamentale in questa coalizione, una dignità alla quale non vogliamo rinunciare. Per questo ci attendiamo dal Presidente Maroni parole chiare sulla base delle quali assumeremo le valutazioni conseguenti".
La risposta di Maroni non tarda ad arrivare. L’unico problema è che Maroni risponde picche. Non solo, ma è lui ad invitare l’Ncd a un chiarimento interno per “decidere da che parte stare con parole chiare”, e aggiunge "C’è un evidente problema di Ncd: non si può stare contemporaneamente di qui e di là. Ma non è un problema nostro. Spero che Ncd decida da che parte stare, almeno qui in Lombardia, con parole chiare, entro poche settimane".
Arriva la piccata risposta di Fabrizio Cicchitto, infuriato con il governatore leghista. “Maroni, – si stupisce Cicchitto – dopo gli insulti di Salvini ad Alfano, ha anche la faccia tosta di chiedere un chiarimento all’Ncd, che fa parte e sostiene la sua giunta. E’ lui che deve chiarire se condivide o meno gli insulti di Salvini".
La reazione di Cicchitto non sorprende, sia per il carattere del personaggio, sia perché lui è l’alfiere della svolta del Nuovo Centrodestra a sinistra, a favore di un partito della Nazione e dell’alleanza con Renzi. Comprensibile dunque il suo risentimento per Maroni, che alla fine auspica che l’Ncd faccia chiarezza pensando in primo luogo, ovviamente, alla sua regione, la Lombardia. Ed è proprio lì che ci sono i problemi maggiori per l’Ncd: non tutti nel partito lombardo, infatti, sono felici delle numerose dichiarazioni pro Renzi di esponenti e ministri Ncd, e sono in imbarazzo di fronte alla prospettiva dell’alleanza stabile con la sinistra proprio quando sono alle porte le elezioni milanesi, in cui si dovrebbe invece replicare l’alleanza che ha vinto e governa in Regione.
Infine, riportiamo la ciliegina sulla torta, ossia l’intervista di ieri al Corriere della Sera di Pier Ferdinando Casini. Il centrista, bocciando l’iniziativa di Bologna, sottolinea che "c’è un’area sempre più ampia che si riconosce nell’opera di Renzi, ma che non appartiene al Pd“ e che a questo punto “ il Partito della Nazione dobbiamo farlo noi. I moderati che sostengono il governo non lo devono fare con la vergogna o sotto il tavolo come se si sentissero in colpa. Occorre ripartire da zero, con un nuovo contenitore, che ridia speranza a tutti quegli italiani che non possono riconoscersi nella piazza di Bologna".
Insomma, per Casini finalmente si può andare a sinistra senza doversi vergognare di fronte all’elettorato, perché la manifestazione bolognese consentirebbe di "sdoganare" la definitiva svolta renziana. Sorge spontanea la rima: i centristi dopo Bologna vanno a sinistra senza vergogna.